Chi sono gli smarriti di cuore?
"Dite agli smarriti di cuore: " Coraggio! Non temete..." (prima lettura).
Chi sono questi smarriti di cuore, se non tutti noi, sempre più smarriti in un mondo che sembra abbia perso la bussola e ci spaventa per l'insicurezza e la precarietà che regnano pressoché in ogni ambiente. Anche le istituzioni più consolidate, come la famiglia e la scuola, sembra siano in fase di dissestamento più che di assestamento e non si sa più dove sbattere la testa.
- Chi ci salva e quando ci salva?
Chi sono coloro che hanno bisogno di sentirsi dire: "Coraggio! non temete"? Ma siamo sempre noi, uomini e donne del ventunesimo secolo, apparentemente così sicuri e baldanzosi a cavallo di tecnologie sempre più avanzate e marchingegni sempre più sofisticati, ma interiormente così pieni di paure, timori, ansie e angosce varie. Paura del futuro: chissà cosa accadrà? Paura del passato: ma guarda cos'ho combinato, Dio mi perdonerà? Paura addirittura delle paure: ora sono tranquillo, ma ho paura che mi tornino le paure! Abbiamo veramente bisogno di sentirci dire ogni momento: "Non temete, ecco il vostro Dio, Egli viene A SALVARVI". Ecco cos'è che ci salva: la certezza che abbiamo un Salvatore che non ci ha salvati una volta per tutte, ma continua a venire ogni momento a salvarci da ogni sbandamento e oscuramento. Infatti Isaia dice proprio: "Non temete, Egli VIENE a salvarvi". Non lo dice al passato "è venuto" ma al presente "viene", ed è un presente continuo (come si dice in inglese), che durerà fino alla fine dei secoli, fino a quando non ci saranno più giorni e quindi non ci sarà neanche più il presente... E abbiamo bisogno di poter contare su Uno "che è fedele per sempre" (Salmo).
Nel Vangelo vediamo Gesù sempre itinerante, di ritorno da Tiro e diretto verso il territorio della Decapoli. Da quando è partito di casa, Gesù è instancabile nel proclamare la buona novella, sempre in cammino passando notti insonni in preghiera, e giornate di un'attività intensissima tra miracoli, guarigioni e insegnamenti. Sarà perché sapeva che il suo ministero sarebbe stato di breve durata? O perché "lo zelo per la casa del Padre lo divorava"?
Oggi lo vediamo di nuovo alle prese con la malattia: "Gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano". Gli condussero. Questi malati del Vangelo, magari hanno perso tutto, compresa la salute, ma non hanno perso la cosa più importante: gli amici. L'abbiamo già visto altre volte: il più celebre è il paralitico calato dal tetto, dagli amici. Anche oggi vediamo il sordomuto che ha amici fedeli che lo conducono davanti a Gesù pregandolo di guarirlo. Si capisce che erano veri amici, perché ci tengono alla sua guarigione e, non solo la chiedono, ma la implorano. E Gesù lo porta in disparte. Chissà perché! Forse per essere più vicino al Padre e poter alzare gli occhi al cielo -come faceva ogni volta prima di operare un miracolo- lontano da sguardi indiscreti? E prima di dire "apriti" emette un sospiro. E' la prima volta che notiamo questo atteggiamento in Gesù e mi ha colpito tantissimo. Cosa vorrà dire? Sarà stato dettato sicuramente dalla compassione, non solo per il sordomuto, ma per la condizione umana in sé, soggetta a mille sordità e a mille fragilità. Infatti siamo soggetti a fragilità fisiche; quante malattie; fragilità psicologiche: quante depressioni, esaurimenti e disturbi di carattere psicosomatico; fragilità morali: le tendenze al male contro cui dobbiamo lottare per far trionfare il bene e, come se non bastasse, anche le tentazioni che vengono dal maligno. Il nostro cuore è un vero e proprio campo di battaglia e in questo sospiro di Gesù, possiamo vedervi tutta la sua ansia di Salvatore e il desiderio di vederci tutti salvi e liberati soprattutto dalle innumerevoli sordità ai suoi richiami.
Chiediamo orecchie funzionanti per udire i richiami dello Spirito Santo .