Omelia (07-09-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Prima Corinzi 6,3b- 4

Io non giudico neppure me stesso, perché anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
1 Cor 6,3b- 4


È chiaro che, se vedo qualcosa di storto nel comportamento dei miei simili, non posso dire che è diritto. Un atto irrispettoso verso qualcuno una offesa un prendere o sciupare la roba d'altri e cose simili non possono che destare disapprovazione. Se è bianco non dirò che è nero. Se è nero non dirò che è bianco! ...

Quello che Dio non vuole da me è il giudizio che condanna (anche solo mentalmente) la persona il cui comportamento, in sè, è biasimevole.

La parola di Paolo qui riportata, conferma quella di Gesù: Non giudicate e non sarete giudicati .

Attenzione! Questa indicazione di marcia spinge fino all'estrema conseguenza che è quella di non giudicare neppure se stessi. E la ragione si radica in due motivi. Primo, "l'uomo è un mistero e il suo cuore un abisso" (Cfr. Sl 63). Non è dunque possibile capirlo sempre nel suo dire e fare, nelle sue scelte.

In secondo luogo come posso ardire di pormi al di sopra di un altro uomo giudicandolo colpevole, io che non sono impeccabile?

Signore, conosco persone che piangendo mi hanno detto: Sì, forse Dio mi avrà perdonato; io però non posso perdonarmi.
Per favore, guariscili Tu, mio Dio, nelle loro profonde ferite. Tu che sei amore conducile su strade di pace, perché imparino a trattenersi da aspri giudizi verso gli altri ma anche verso se stessi.


La voce di un grande testimone

Prima di tutto è una pace interiore, una pace del cuore. È quella che permette di volgere uno sguardo di speranza sul mondo, anche se spesso è lacerato da violenze e conflitti.
Frère Roger di Taizè