Omelia (09-09-2012) |
don Roberto Rossi |
Griderà di gioia la lingua del muto "Ápriti" è il comando che Gesù proclama forte. Egli guarisce miracolosamente il sordomuto e gli apre la bocca e le orecchie. La vita di questo uomo è completamente cambiata, finalmente può comunicare compiutamente con gli altri. Con il suo intervento, Gesù aiuta le persone che lo invocano e sono bisognose; le aiuta perché recuperino le loro facoltà e per diminuire le sofferenze. E' l'azione che serve a vincere il male fisico per aiutare il progresso spirituale. Il sordomuto ha complete le sue facoltà di comunicare; alla sua responsabilità usarle bene; Gesù gli ha fornito la completezza dei mezzi a lui poi il compito di continuare l'opera perché la vittoria sul male fisico significhi un reale progresso spirituale. Quanta speranza, viene a noi, dalla Parola di Dio! Siamo stati accolti dal profeta Isaia con un invito: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio". Le promesse che il Signore ci rivolge, per bocca del profeta, sono realizzate in pienezza dal Signore Gesù. Egli ha guarito, ha ridato la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, ha fatto camminare gli storpi! Anche oggi è qui con noi per guarire i nostri occhi, quelli della fede, purificare i cuori per aprirli al suo amore, ridare vigore alla nostra sfiducia trasformandola nella sua speranza. Noi siamo i poveri cui è stato regalato il regno. Ogni qualvolta ci poniamo di fronte alla vita, agli altri e al Signore con la consapevolezza del nostro essere creature limitate e bisognose, Dio Padre ci sceglie per farci ricchi della sua presenza d'amore che salva e redime. Il suo amore fa fiorire in noi la speranza che è vita per tutti, per ogni situazione. "Ha fatto bene ogni cosa", dicono di Gesù. Ha speso la sua vita per gli altri. Ha testimoniato l'amore di Dio Padre di tutti gli uomini, amando il prossimo fino a dare la sua vita per amore. Anche noi dobbiamo essere un po' come Gesù. Pensate che bello, se alla nostra morte potessero dire di noi: "Ha vissuto bene, ha fatto bene ogni cosa, ha speso la sua vita per gli altri". O se potremo sentire le grandi parole di Gesù: "Vieni servo buono e fedele... perché ho avuto fame, ho avuto sete, ero malato, ero nudo... e tu mi hai aiutato; perché qualunque cosa hai fatto a uno di questi poveri, l'hai fatto a Me". Noi i miracoli non li facciamo, ma lo spirito di carità che ci deve animare è già un miracolo, nel mondo che spesso vive di egoismo. Gesù è passato facendo del bene, ha vissuto per gli altri. Anche noi dobbiamo dare nella nostra vita una testimonianza dell'amore di Dio. Il Vangelo di oggi ci invita a farci alcune domande: Io cerco di essere una persona buona? Di fare del bene a tutti? Per chi vivo? Per me stesso, in modo egoistico o per gli altri? Aiuto gli altri, mi interesso ai problemi e alla sofferenze degli altri? I santi hanno vissuto così, imitando l'esempio di Gesù e seminando la bontà a piene mani. E i santi sono tanti anche nel nostro tempo: il papa ne ha ricordati molti in questo anno del Giubileo. Anche noi siamo chiamati alla santità, perché il Signore ci ha santificati e perché noi stessi possiamo vivere la santità in tutte le piccole cose della vita di ogni giorno, offrendo bontà, comprensione, amore al prossimo, anche con i nostri sacrifici, soprattutto con la nostra coerenza. L'apostolo Giacomo infatti, nella sua lettera è molto chiaro: Non mescolate favoritismi personali alla vostra fede; non fate distinzioni fra ricchi e poveri; fate attenzione a non trascurare i poveri, per andar dietro ai ricchi. Questo può capitare spesso. Chissà quante volte, chi aveva bisogno, anche solo di una parola buona o per qualche necessità spirituale o materiale è rimasto nella sua sofferenza, perché nessuno si è accorto e si è avvicinato a lui! Gesù ci aiuti a fare del bene a tutti, cominciando dai più bisognosi. |