Omelia (09-09-2012) |
don Luca Orlando Russo |
Lontano dalla folla Il brano evangelico di oggi ci parla di un sordomuto che viene presentato a Gesù. Nel testo greco il sostantivo usato per indicare il sordomuto andrebbe tradotto con ‘uno che parlava a stento', cioè che non riusciva a parlare. Quindi, non è propriamente muto, ma un sordo dalla nascita la cui voce, proprio a causa della sua sordità, non è mai stata educata. Pur potendo esprimere suoni, non ha mai imparato a parlare. Al v. 32, Marco usa il verbo ‘gli portano', quasi che il nostro Sordomuto fosse una valigia, un sacco, un baule, un carico, un collo da trasportare, un peso morto. Come mai? Molto semplicemente perché il Sordomuto non vuole andarci. Al v. 33 il racconto di Marco ci mette dinanzi ad un altro particolare importante. Dice Marco che, portandolo in disparte - da sottolineare nella lettura - lontano dalla folla, gli pose le dita nelle orecchie e con la saliva gli toccò la lingua. Perché Gesù opera in questo modo? Perché, per entrare in rapporto con quest'uomo, se lo porta lontano dalla folla, in modo da trovarsi con lui a tu per tu? Anche qui comprendiamo bene che Gesù ha intuito che il Sordomuto si trova a disagio in mezzo alla folla. Gesù si rende conto che, per entrare in comunicazione con il Sordomuto, è necessario rimuovere la barriera rappresentata dalla presenza degli altri. In pubblico, su quella piazza, con tutta quella gente, Gesù non può comunicare con lui, perché la presenza degli altri fa da ostacolo. A questo punto non possiamo ignorare una domanda che si fa pressante: "Ma noi siamo così diversi da questo sordomuto o c'è qualcosa che ci fa somigliare a lui?" Certo la maggior parte di noi non soffre di sordomutismo, ma tutti ci accorgiamo che le nostre relazioni con gli altri non sono ideali. Non abbiamo il problema di emettere suoni ben articolati, ma chiunque si avvede che tra noi spesso è un dialogo tra sordi e muti. Non ci comprendiamo e, alla fine, il risultato è uno solo: la solitudine. Possiamo anche negare, ma a nessuno di noi sfugge che il vero problema dell'uomo sta proprio nella sua incapacità di ascoltarsi e di ascoltare, incapacità che conduce l'uomo ad una progressiva separazione da se stesso e dagli altri. Risultato: una fatica immensa a stare in maniera sana tra la folla. L'itinerario di liberazione dell'uomo inizia dal recupero dell'udito, non dell'udito fisico, ma dell'udito antropologico. Il che vuol dire cominciare ad ascoltare ciò che risuona nella propria coscienza. Questo è il miracolo che Gesù ha compiuto verso quell'uomo. Buona domenica e buona settimana! |