Omelia (09-09-2012) |
don Giovanni Berti |
Anche noi sordomuti da guarire Clicca qui per la vignetta della settimana Il rito dell'Effetà nella liturgia del Battesimo è messo come segno finale, dopo gli altri riti che seguono il gesto dell'acqua. Dopo l'unzione con l'olio del Crisma, la consegna della veste bianca e del cero acceso, il sacerdote tocca le orecchie e la bocca del battezzato con queste parole: "Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre..." Come tanti altri segni nella liturgia, che se non andiamo al loro vero significato, rischiamo di viverli come segni magici, anche questo può apparire strano e "magico"... e alla fine irrilevante per la vita. A me piace questo gesto che affonda nella storia evangelica e che lo stesso Gesù ha compiuto. Gesù non faceva magie, ma lanciava segnali. La guarigione di questo sordomuto è il segno che è venuto tempo per aprirsi all'ascolto di Dio e che è possibile comunicare con lui! "Apriti", grida Gesù al sordomuto, che non solo è guarito dalla sordità e dall'incapacità fisica di emettere suoni, ma diventa un comunicatore di quello che gli è avvenuto, rompendo persino la barriera del silenzio imposta da Gesù... Quando compio questo rito dell'Effetà sui bambini che ho appena battezzato, sento che il gesto è anche per me e per tutta la Chiesa. Anch'io ho bisogno di guarire dalle mie sordità nei confronti di Dio e nei confronti dei miei fratelli, attraverso i quali molto spesso Dio stesso mi interpella. Sono sordo anche quando fisicamente le orecchie mi funzionano bene. E sono muto, anche quando non ho impedimenti fisici a parlare. Sono muto quando con le parole e con la vita non comunico la mia fede. Sono muto quando a chi cerca una parola di bene e una testimonianza di fede, io in realtà "non dico niente" con quel che faccio e quello che sono. Non solamente il bambino battezzato deve iniziare ad ascoltare da solo la Parola di Dio e a professare la fede, ma anche noi tutti come cristiani siamo chiamati a ritornare all'ascolto del Vangelo (ascolto vero e non rapida e superficiale lettura...) e a far si che con tutto quel che siamo e viviamo, diamo lode e gloria a Dio. Il mondo nel quale siamo, e nel quale anche Dio ha camminato con i piedi di Gesù, ha bisogno di una presenza viva di persone che ascoltano e comunicano realmente la Parola di Dio. In questi giorni la Chiesa ha reso l'ultimo omaggio a un cristiano che ha dedicato la vita alla Parola, testimoniando un ascolto vero e profondo e dimostrando una capacità straordinaria di comunicare la fede. E' il Cardinal Carlo Maria Martini. Personalmente l'ho conosciuto prima nei suoi innumerevoli scritti che hanno guidato la mia formazione cristiana e umana nel solco del Vangelo, e poi l'ho conosciuto dal vivo qualche anno fa durante un corso di esercizi spirituali per sacerdoti vicino a Roma. Era il 2008 e già allora Martini era segnato dalla malattia che gli impediva di parlare a lungo e lo indeboliva nei movimenti. Ricordo che nonostante le premesse della sua salute facessero immaginare ad una predicazione stanca, ha saputo riaccendere in me un desiderio profondo di ascoltare la Parola di Dio e un grande entusiasmo nel cercare di attuarla nella mia vita. La malattia non è riuscita a spegnere la sua capacità di aprire all'ascolto del Vangelo e la capacità di stimolare la testimonianza. Vorrei anch'io essere come lui, e penso che la Chiesa intera debba raccogliere la sua testimonianza. La Chiesa guarisca dalla sordità che spesso la rende incapace di ascoltare realmente Dio e l'umanità, e diventi capace di comunicare non con parole e gesti "muti", ma con parole e gesti che parlano di Dio e lo fanno sentire presente e parlante nel mondo di oggi. Clicca qui per lasciare un commento. |