Omelia (16-09-2012) |
Riccardo Ripoli |
Chi dice la gente che io sia? Chi è Gesù per noi oggi? E' il povero che non sa se alla sera mangerà, il sofferente nel letto di un ospedale in attesa della sua ora, il bambino che vive in situazioni di disagio in famiglie incapaci di amarlo, l'anziano abbandonato da tutti in ospizio, il carcerato che sconta la sua pena giudicato da tutti coloro che incontra. Noi possiamo vederlo nei loro occhi, toccare le sue piaghe, abbracciarlo chinandoci a raccogliere le sue membra stanche e doloranti. Possiamo. Ma vogliamo? Ci importa davvero sapere chi è Gesù? Ci importa davvero incontrarlo? Ci interessa conoscere la Sua storia? Pochi sono coloro che escono di casa ed hanno come loro primo pensiero quello di avvicinarsi agli altri. Rifiutiamo ogni giorno l'incontro con Dio. Qualcuno aspetta il momento giusto che non arriverà mai perché sono tante le cose da fare prima, altri passano lontano per non sporcarsi le mani, taluni addirittura disprezzano chi si ferma ad aiutare il prossimo. Non ci interessa veramente conoscere Dio, ma come alziamo gli occhi al cielo e chiediamo favori quando siamo noi ad aver bisogno. Avete mai pensato che il letto lasciato libero in ospedale da colui che ieri non avete voluto aiutare potrebbe oggi essere occupato da voi? Quando si ha tutto, quando si vive in una situazione di democrazia, stabilità, opulenza non si pensa a chi sta male, non si guarda al bene del prossimo perché vogliamo avere di più e sempre di più, siamo insaziabili, non ci accontentiamo di avere un piatto di minestra a pranzo e cena, non ci basta avere la possibilità di indossare vestiti puliti, non è sufficiente avere un mezzo su cui muoverci, dobbiamo avere i frigoriferi pieni di ogni cosa buona anche se poi va a male, ci procuriamo vestiti firmati e sempre più costosi, compriamo automobili grandi e costose. Eppure sarebbe così facile accontentarsi di ciò che ci serve per vivere dignitosamente ed il resto dividerlo con chi non ha nulla, sarebbe facile non gettare via il tempo in inutili passatempi o sprofondati sulla poltrona a guardare i tanti programmi spazzatura che ci vengono propinati con il solo scopo di indurci a comprare di più o a comportarci in maniera sempre più egoistica. Non passa un attimo della mia vita che non desidererei fare di più per i bambini che soffrono in situazioni di estremo disagio, cerco mille modi per poter accudire sempre più ragazzi, spendo centinaia di parole per convincere le persone ad avvicinarsi all'affidamento. Mi fa rabbia vedere quanto tempo la gente perda per le cose più inutili, ragazzi che vagano per la città, circoli di carte sempre pieni, lungomari affollati di podisti. Non è sbagliato socializzare, ritrovarsi con gli amici a giocare, andare a correre o altro, ma è sbagliato che si trovi sempre il tempo per sé stessi e mai per gli altri. Chi va a correre tutti i giorni potrebbe non andarci per una volta e donare un'ora del suo tempo a far giocare un bambino. Sapeste quanto sia bello l'incontro con un bimbo che ha perso la fiducia nell'adulto, che ti comincia a guardare con sospetto per poi abbandonarsi tra le tue braccia se riceve piccole attenzioni quotidiane, che cresce grazie a te, che lotta al tuo fianco, che piange sulle tue spalle, che ti chiama papà o mamma perché finalmente ne ha assaporato il vero significato. Se immaginaste la gioia che ricevereste nel donare un po' di voi a questi piccoli, abbandonereste ben volentieri tutte le attività che fate pur di dedicarvi a loro. |