Omelia (16-09-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Paolo Matarrese Ho conosciuto un catechista che per spiegare ai ragazzi questa pagina del Vangelo di Marco raccontava la seguente storiella: "C'era un uomo che lavorava in un circo come equilibrista. Un giorno invitò tutti i suoi amici ad un numero sensazionale: prese una fune a la legò tra due palazzi ad un'altezza di ben 20 metri! Poi domando: "cari amici vi ho invitato oggi perché farò due strepitose esibizioni, pensate che riesca a compierle?". Gli amici, conoscendo le sue abilità e avendolo già visto esibirsi più volte risposero di sì. Allora l'equilibrista cominciò con la prima e mettendo un piede dopo l'altro percorse l'intera fune per ben due volte: andata e ritorno. Gli applausi furono a scena aperta e tutti gli amici erano orgogliosi della sua abilità. "Cari amici ecco la seconda esibizione", disse l'equilibrista, facendosi portare una carriola alla sua altezza e poi disse "Quando all'inizio vi ho chiesto se sarei riuscito a fare queste due esibizioni, vi siete fidati e avete risposto di sì, ho fatto la prima e mi avete sommerso di calorosi applausi, bene! ecco cosa intendo fare nella seconda: vedete questa carriola? Adesso chiederò ad ognuno di voi, uno alla volta, di sedersi sopra e io attraverserò di nuovo la fune portandovi con me!". All'udire ciò gli amici rimasero completamente spiazzati e, uno dopo l'altro, se ne andarono tutti, cosicché l'equilibrista non riuscì a portare a termine l'esibizione". Nel vangelo di oggi Gesù chiede ai suoi discepoli e a tutti noi di compiere il passaggio da una conoscenza della sua identità ad un fidarsi completamente di Lui partecipando e aderendo al suo stesso destino. Fino a questo momento infatti il vangelo di Marco, ci ha raccontato di tantissimi miracoli compiuti da Gesù: 8 guarigioni, 2 esorcismi, il ritorno in vita della figlia di Giairo, la tempesta sedata. Tutti miracoli di fronte ai quali i discepoli rimangono stupiti, entusiasti e Pietro, a nome di tutti, professa la sua fede: "Tu sei il Cristo", "Finalmente abbiamo incontrato il Messia cioè Colui a cui possiamo poggiare tutte le attese e le speranze della nostra vita!". Anche la nostra esperienza di fede passa attraverso il momento conoscitivo. E' il momento in cui approfondiamo le nostre conoscenze su Cristo, sulla sua Parola, in cui abbiamo sperimentato l'entusiasmo che veramente Cristo è il Dio con noi, vicino a noi e alla nostra storia. E' questa l'esperienza fatta fino ad ora da quelli che stanno insieme a Gesù raccontata nel vangelo di Marco. Ora però Gesù, di questi amici generosi che lo circondano, ne vuole fare dei discepoli, cioè coloro che oltre a conoscere, decidono di seguire e di camminare dietro al Maestro sulla strada che gli indicherà. Per Gesù il tempo della conoscenza e comprensione è finito! ora si apre il tempo della fiducia, del prendere o lasciare, di decidersi definitivamente per la sua causa! Interessante che nel vangelo di Marco da questo momento in poi tutta la vita di Gesù assume l'aspetto di un cammino, di una strada che ha una meta precisa: Gerusalemme con la sua morte in croce e la sua Risurrezione! Nella II lettura Giacomo parla delle opere della fede. Ecco l'opera della fede: non è quella solo di conoscere ma anche di seguire Cristo concretamente nella nostra vita, nelle nostre scelte, fidarsi e obbedire alla sua Parola, accettare di fare, in Sua compagnia, la stessa strada che Lui ha percorso. Nella I lettura il profeta Isaia esprime tutto questo ripetendo più volte che nonostante le fatiche e la sofferenza il Servo di Dio non oppone resistenza, non si tira indietro, non sottrae la faccia perché "il Signore Dio lo assiste". Gesù accetta di realizzarsi come Messia secondo il progetto del Padre e si fida di Lui. Se vogliamo trovare una parola chiave della Parola che oggi ci viene donata allora è proprio questa: "non opporre resistenza". - non opporre resistenza a Gesù con la nostra idea di Dio. È incredibile vedere come Pietro passi dalla gratificazione della risposta esatta " tu sei il Cristo" e lo diceva sinceramente, a quel comportamento definito diabolico da Gesù stesso "va dietro a me satana, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini" (Mc 8,29.33). Gesù non chiede a Pietro di allontanarsi ma di rimettersi dietro a lui, alla sua sequela. Chiediamoci allora quale è la realtà dove oggi, adesso, Gesù chiede a ognuno di noi di rimetterci alla sua sequela. La realtà in cui siamo chiamati ad affrontare ed accettare quella determinata prova della nostra vita data dalla sofferenza oppure quella prova sulla Chiesa, nel nostro lavoro, nella nostra famiglia in cui non ci viene chiesta una comprensione per superarla, ma una rottura, cioè la capacità di accogliere e vivere quella prova secondo la volontà di Dio che è totalmente altro dalle nostre attese e progetti! Noi spesso rischiamo di pensare di aver detto "sì" a Cristo, eppure questo sì è, in fondo in fondo, un "sì" alla vita che ognuno di noi si sceglie secondo le sue preferenze e le sue attese pensando di fare la volontà di Dio, mentre invece continuiamo a pensare e a fare secondo la nostra volontà! - non opporre resistenza rifiutando la croce. Nel vangelo Gesù dice "chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua", ci chiede cioè di fidarci che, amare come ci ha amato Lui, ci porta a vivere fin da ora da risorti, da uomini pienamente liberi! Accettare la croce significa amare rinunciando all'esercizio del diritto del proprio io. Prendere la croce significa accettare che la misura dei nostri amori passi per la logica del dono, fino a dare la vita: la croce diventa misura dell'amore! Scriveva qualcuno che il discepolo di Cristo non si misura in base a ciò che ha, ma in base a ciò che è disposto a perdere per amore! Chiediamo allora oggi questa grazia a Gesù: di avere la forza di seguirlo fino in fondo, di aderire alla realtà che stiamo vivendo senza opporci ad essa, soprattutto quando questa sta passando per la strada della croce, per la strada di un amore che deve diventare dono e abbandono! |