Omelia (14-09-2012) |
Riccardo Ripoli |
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui Ogni persona giudica gli altri, le loro azioni. Non a caso i reality sono tanto seguiti, c'è infatti la bramosia di sapere ogni cosa che accade ovunque per poter esprimere giudizi che vanno ben al di là del fatto stesso, ma si basano sulla persona. Il rovescio della medaglia di questa mania di giudicare tutti è che ognuno pensa di essere continuamente sottoposto a giudizio da parte degli altri. Mi capita spesso di dover criticare azioni fatte dai miei ragazzi, ma ogni volta che li accuso di qualcosa, ogni volta che giudico una loro azione tacciandola per cattiva, mi premuro sempre di far loro capire che non è un parere sulla persona, bensì sull'azione in sé stessa. Ognuno di loro poi tirerà le somme e valuterà se nel complesso sta camminando su una buona o una cattiva strada. I ragazzi capiscono, ed anche se mi arrabbio sanno che gli voglio bene, li apprezzo ed accetto per quello che sono e, sgridandoli, svolgo il ruolo di padre che fa capire loro gli errori portandoli a riflettere sulle conseguenze che certi gesti possono avere. Per il mio carattere spesso critico, specie nelle persone a me più vicine, atteggiamenti o pensieri che ritengo sbagliati, esprimendo il mio parere anche su come avrei affrontato una certa situazione. Purtroppo capita sovente che tale critica sia presa come un giudizio alla persona, un parere negativo non tanto sull'azione in sé stessa, quanto sull'insieme, sul modo di vivere o su quello di pensare. Questo purtroppo è ciò che oggi respiriamo, un continuo giudizio che ci porta a non essere sereni e tranquilli nel valutare, magari insieme ad altri che ci vogliono bene, le nostre azioni. Così da una parte si assiste a litigi che prendono piede da una foglia per poi incendiare un bosco intero e talvolta mettere in crisi lo stesso rapporto, dall'altra c'è la falsità di chi, per evitare liti, decide di non dire più nulla e tenersi tutto dentro, con la conseguenza che basta una scintilla per far uscire dal cuore mille cose del passato, ed allora si che sono litigate. Avete mai letto di quei re del passato che assumevano ogni giorno qualche goccia di veleno? Lo facevano affinché il loro corpo si abituasse, in modo tale che se qualcuno un giorno avesse tentato di assassinarli non ci sarebbe riuscito. Una critica alla volta, a piccole dosi, non fa male, anzi fortifica. Purtroppo in questa smania di giudicare e sentirsi giudicati ci mettiamo anche Dio. Lo immaginiamo sul Suo grande trono con lo scettro in mano pronto a condannarci e punirci per ogni nostra azione. E in moti si allontanano da Lui per paura. E' vero che il Signore alla fine del mondo giudicherà le nostre azioni e deciderà dove la nostra anima trascorrerà l'eternità, ma è anche vero che più volte ci dice che Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare. Vedetelo come un Padre che vuole bene ai Suoi figli. Li critica, li sferza, gli da regole e comandamenti, ma poi è buono con loro. Ditemi, quante volte avete sbagliato nella vita? E quante volte avete ricevuto in cambio la punizione che vi sareste umanamente aspettati di ricevere? Non sono state più le carezze delle punizioni o delle prove che avete dovuto subire? Il Signore è venuto per salvarci, non per condannarci, e ci ha dato tanti strumenti da utilizzare per suonare la nostra canzone, qualunque essa sia nel massimo rispetto della nostra libertà. Il Vangelo è il vademecum con le regole da seguire per giocare al meglio questa bellissima partita che è la vita. |