Omelia (16-09-2012)
don Luigi Trapelli
La croce della vita

Il brano di oggi è al centro del Vangelo secondo Marco.

Ha un'importanza fondamentale nella sua opera.

All'inizio Marco diceva che il suo Vangelo era la buona novella di Gesù, Cristo e Figlio di Dio.

Ora proprio a metà del Vangelo, troviamo l'affermazione che Gesù è il Cristo, mentre sarà riconosciuto Figlio di Dio dal centurione sotto la croce al termine del Vangelo.

Gesù, dopo aver operato dei segni, vuole sapere dalla gente e dai discepoli, chi sia per loro.

I giudizi della gente sono diversi, ma emerge una figura importante, un profeta, ma non il Cristo, il Figlio di Dio.

Davanti alla domanda immediata verso gli apostoli, vi è la bella risposta di Pietro: "Tu sei il Cristo".

A parole è facile proclamarlo, ma nei fatti le cose cambiano!

Vi è un percorso che i discepoli non hanno ancora compiuto e che li porterà sotto la croce.

La fede in Gesù passa attraverso la passione e la gloria.

Per Gesù la vita non va tenuta per se, ma donata, sporcandosi le mani, rischiando di essere derisi.

Solo in quest'ottica si può realizzare un vero progetto di vita!

E' il Messia dello scandalo.

Pietro non lo capisce e Gesù lo chiama "Satana" cioè avversario, poiché ragiona con la logica del mondo: grandezza, guadagno facile, carriera, perbenismo.

Gesù sconvolge tutti i nostri piani per proporci il modo autentico e difficile di essere cristiani.

Passare attraverso le fatiche, i drammi, le difficoltà della vita, avendo piena fiducia in Dio Padre anche quando sembra che Dio ci abbandoni.

Il credente è colui che professa nella vita la propria fede.

La fede non è solo intelletto, ma sentimento, azione, carità, preghiera.

Non aderiamo ad una verità, ma ad una persona: Gesù Cristo.

La mia vita è e sarà sempre fede e quotidiano impastati insieme.

Scopro Gesù ogni giorno nelle piccole e grandi cose del mio esistere.

Gesù ci invita a portare la nostra croce quotidiana.

Non una croce in più, ma quella che già possediamo e che la vita ci ha dato.

Penso alle fatiche dei rapporti nella famiglia, alla perdita di persone care, alla malattia di amici, ai problemi economici, ad un faticoso rapporto genitori- figli e tante altre realtà.

Credere in Gesù è rischiare la vita per il Vangelo.

E' proprio nella debolezza e fatica della vita, che scopriamo la nostra forza e la nostra grandezza.

E' proprio nei momenti difficili, che intuiamo la nostra vera identità e la capacità di saper reagire, diventando così più maturi.

La professione di fede: "Tu sei il Cristo", passa tramite questo inevitabile cammino.