Omelia (17-09-2012)
Riccardo Ripoli
Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto

Pensiamo spesso di essere super uomini, parliamo con Dio permettendoci di brontolarlo perché ha lasciato che accadesse una guerra, un terremoto, un omicidio. Lo insultiamo quando non ci concede immediatamente tutto quello che chiediamo. Non ci rendiamo conto che piccoli esseri imperfetti e pieni di peccati siamo. Dovremmo ringraziare Dio per ogni cosa che ci dona e capire che con i nostri limiti non saremmo nemmeno degni di alzare gli occhi al cielo. "Non saremmo" se non fosse che il Signore misura con parametri ben diversi dai nostri. Per noi una persona degna di stare alla presenza di Dio è chi non fa peccati, chi compie il proprio dovere con rettitudine, chi prega tutti i giorni e va sempre in chiesa, anche se poi se ne vanta e fa pesare la sua grande rettitudine morale. Ma Gesù ci ripete spesso nel Vangelo che ama coloro che sono umili, che capiscono i propri difetti e chiedono perdono, chi ha il coraggio di chinarsi davanti a Lui e dire "sia fatta la Tua volontà" credendo fermamente che basti una Parola di Dio, un Suo cenno, per cambiare ogni situazione, per ottenere ciò che chiediamo, specie quando preghiamo per gli altri, per coloro che soffrono.