Omelia (08-02-2004) |
don Romeo Maggioni |
Sulla tua Parola getterò le reti Quando Luca ricorda questo episodio nello scrivere il suo vangelo, la Chiesa è già una barca di Pietro che raccoglie molti pesci sotto l'impeto dello Spirito santo effuso a Pentecoste. La sua rilettura quindi mette in luce gli inizi della missione apostolica affidata a Pietro e ai primi discepoli da Gesù stesso, e soprattutto la natura vera di tale missione, tutta fondata sulla forza divina che promana da Gesù, al di là dei limiti umani. 1) LA MISSIONE APOSTOLICA Gesù aveva iniziato il suo ministero di annuncio del Regno di Dio, "e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio". E subito si preoccupa di raccogliere in un modo stabile attorno a Sé dei discepoli dai quali scegliere chi possa continuare la sua opera. Pietro fin dall'inizio ha un posto particolare nella premura di Gesù, e oggi ci è narrata la sua chiamata: sceglie dapprima la sua barca dalla quale predicare, lo sollecita poi a vivere un gesto-segno che esprima piena fiducia, confermando così la sua fede, e alla fine lo fa "pescatore di uomini". E lui, con gli altri discepoli scelti, "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono". E' una scelta di Dio quella di aver bisogno degli uomini. Per la chiamata di Isaia, con solennità Dio proclama: "Chi manderò e chi andrà per noi?" (I lett.). La scelta di Dio è quella di incarnarsi nella storia, fino alla umanità fisica di Cristo, e da Lui alla mediazione della Chiesa e dei suoi uomini: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituito perché andiate.."; "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi..." (Gv 20,22); "Chi ascolta voi, ascolta me"; "Andate, annunciate il vangelo, battezzate..."; "Fate questo in memoria di me". E a Pietro in particolare: "A te darò le chiavi del Regno dei cieli"; "E tu conferma i tuoi fratelli". Il ministero apostolico fa parte di quel pacchetto del "Sacro" - assieme alla Parola di Dio e alla grazia dei sacramenti - che Gesù ha voluto lasciare nella Chiesa perché tutti gli uomini potessero attingere a qualcosa di oggettivo e sicuro per la propria salvezza. Già san Paolo - geniale com'era - si rifaceva lui pure ad un deposito trasmesso nella Chiesa e ricevuto al momento del suo battesimo: "Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto..." (II lett.). E', quello della Chiesa, un compito di difesa della fedeltà al dono di Dio, e di coordinamento e guida perché l'unico Corpo di Cristo cresca ben compaginato. In questo senso professiamo nel "Credo" la nostra Chiesa: "apostolica", legata cioè a Cristo senza soluzione di continuità dagli apostoli ai loro successori fino a noi. 2) LA FORZA DELL'APOSTOLO Ma gli uomini che Dio sceglie sono chiamati ad un itinerario formativo che li abiliti ad essere veri strumenti di Dio al di là d'ogni loro presunzione umana. L'episodio di Pietro è emblematico. Gesù gli dice: Getta le reti! E Pietro: ma come? Ho lavorato tutta la notte e non ho preso nulla..., chi è più esperto di me del mio mestiere..! Ogni uomo dice: chi è più esperto di me delle mie cose e della mia felicità? Lo diceva anche Adamo, non fidandosi di Dio. Gesù prende Pietro proprio là dove vanta la sua professionalità, e gli fa toccare con mano la propria insufficienza. Viene alla mente una analoga esperienza di Mosè: partito con entusiasmo a voler essere il liberatore del suo popolo in Egitto, subito dopo fallisce per l'incomprensione dei suoi stessi compatrioti. Ma Pietro reagisce nel modo giusto: Nonostante tutto mi sembri inutile, pure "sulla tua parola getterò le reti". Se lo dici tu, mi fido, rischio la vita. Non sulle mie capacità, ma sulla tua forza, secondo il tuo progetto, "nel tuo Nome" voglio operare per la mia salvezza e quella degli altri. Dirà un giorno san Paolo: "La nostra capacità viene da Dio" (2Cor 3,5), e "Tutto posso in Colui che mi dà forza" (Fil 4,13). E guardando indietro nella sua vita dirà: "Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana" (II lett.). E l'impossibile diviene possibile, la pesca miracolosa avviene, e sbalordisce il cuore di Pietro che ormai si sente un nulla di fronte all'efficacia e potenza della grazia di Dio: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Purificato il cuore da ogni presunzione umana - come il carbone ardente ha purificato le labbra di Isaia - l'apostolo può parlare a nome e con la potenza stessa di Dio. Dirà san Paolo che il vangelo è "scandalo per i giudei, stoltezza per i greci, ma potenza di Dio per quelli che credono" (Rm 1,16). Non contano più le sue debolezze e i suoi limiti umani. L'apostolo non vale per le sue doti umane o le sue capacità e tecniche, ma per l'investitura che gli viene da Dio e nella misura della sua docilità e fedeltà a Lui. Anzi, "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere le forti... perché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio" (1Cor 1,27-28). ****** "Ti farò pescatore di uomini": da povero pescatore del lago, Pietro è passato ad essere apostolo del Regno di Dio. Quando uno - pur nella sua pochezza - si mette tutto a disposizione di Dio - come Isaia cioè dice con coraggio: "Eccomi, manda me!" -, ne risulta una inattesa dilatazione di vita, una valorizzazione dell'uomo ben oltre le sue capacità e competenze. Lo dichiara la Madonna nel suo Magnificat: "Dacché il Signore ha guardato alla piccolezza della sua serva, grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente. Santo è il suo Nome" (Lc 1,47). |