Omelia (25-09-2012)
Riccardo Ripoli
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre

Più volte tra coloro che praticano l'affido è emerso il disagio di chi rema contro la volontà di aiutare il prossimo, di aiutare un bambino, di accogliere un ragazzo nella propria casa, ma è pure venuta alla luce la grande gioia di sentirsi dare una pacca sulla spalla, di ricevere un sorriso, di sentirsi aiutati, amati per le proprie scelte.
Penso che sia naturale ed umano che si provi più simpatia per i secondi che non per i primi, che si abbia più piacere a dialogarci.
Ma non dobbiamo prendere i brani del Vangelo con il paraocchi, un pezzetto alla volta. È necessario valutarli nella globalità dei precetti donatici da Dio.
La grande forza degli insegnamenti di Gesù sta nell'amare comunque i peccatori, coloro che non fanno la volontà di Dio per portarli a gioire con noi, a camminare con noi.
Non ci piacerebbe se tutte le persone che ci hanno dato contro, specie nella scelta che sappiamo essere giusta dell'affido, oggi stesso ci telefonassero per dirci "scusa, ho sbagliato, ho capito che l'affidamento è cosa buona, anche a me piacerebbe accogliere un bambino"?
Certo che si. Ma una domanda sorge spontanea: noi cosa abbiamo fatto affinché questo accadesse?
I miracoli li fa Dio, è vero, ma li fa tramite noi. Vuole usare noi per prenderne due in un colpo solo.
La persona che rema contro l'affido è nell'errore e deve essere aiutata.
Ma chi vede il viandante tramortito per la strada e passa oltre, non fermandosi come fece il buon samaritano, è anche lui in errore.
Il Signore vuole farci riflettere, vuole aiutare entrambi.
Già partecipare ai forum è cosa buona perché si mettono in evidenza le nostre idee, la gioia di un affido, si disaminano le problematiche ed è certamente un buon sistema per cercare di convincere, di spiegare.
Ma chi detesta l'affido, magari perché non lo conosce a fondo o perché ha delle idee teoriche sballate, non credo che frequenti i vari forum o gruppo di discussione.
Necessitano pertanto altri strumenti e la parola diretta alle persone è certamente il metodo migliore.
Dobbiamo sentirci tutti "inviati speciali" dei bambini che vogliono che si vada per il mondo a chiedere aiuto per loro.
Chiamiamoci ambasciatori, rappresentanti, poco importa il nome, ma sentiamoci in dovere di spiegare al mondo, una persona alla volta, alla maniera di Madre Teresa, che fare affido è cosa buona e necessaria e se qualche sofferenza dovrà venire, ben venga perché deve essere sopportata in nome di una giustizia rispetto alla quale noi abbiamo avuto tanto e questi bambini molto poco.