Omelia (30-09-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Gigi Avanti Succede spesso nella vita quotidiana di essere alle prese con il demone dell'invidia, un demone capace di infilarsi negli anfratti più nascosti della mente e del cuore e da lì lanciare i suoi attacchi all'anima intera. Il demone dell'invidia (così come tutti i demoni capitali) è solito usare strategie raffinatissime per ottenere il suo scopo, quello di rovinare i rapporti. La strategia principe usata dal principe del male è quella di passare inosservato perché capace appunto di camuffarsi, di mascherarsi suscitando in chi lo asseconda reazioni di "sdegno", di "risentimento", di vero e proprio "scandalo". Scandalizzarsi del male è normale, ma "sdegnarsi" o "scandalizzarsi" del bene è proprio strano e curioso. Questo meccanismo, del tutto inconscio, succede in ragione di ciò che si "pensa" di quell'evento che ha suscitato tanto "scandalo" o "risentimento". Un esempio di antichissima data può chiarire meglio il concetto: Caino "pensava" che Dio gradisse di più le offerte del fratello Abele e ne ebbe invidia... fino ad eliminarlo... anziché eliminare il suo pensiero cattivo.. Ma su quale base di realtà, Caino, si era fatto questo "convincimento"? La medesima cosa potrebbe essere accaduta, nella notte dei tempi, a Lucifero quando "pensò" che non era giusto che Dio facesse il Dio da solo e ne ebbe invidia... fino a volerlo eliminare... senza riuscirvi però. Più o meno dovrebbe essere successo (è il brano del vangelo che stiamo commentando) nientemeno che a Giovanni, il discepolo preferito da Gesù (e chissà se gli altri undici non avranno avvertito il pungolo dell'invidia nelle loro carni per questa gratuita preferenza di Gesù...). Giovanni infatti "pensava" che chi non era del loro gruppo non potesse fare del bene... ed ecco scaturire da questo "pensiero virale" (cattivo pensiero) l'esplosione, degnata, scandalizzata, quasi trionfale di Giovanni: "Noi glielo abbiamo proibito perché non viene con noi". Una esplosione, chissà, per la quale magari Giovanni si sarebbe aspettato da Gesù una lode, un encomio.. Ed invece Gesù risponde con un antivirus che va a colpire al cuore il virus di quel cattivo pensiero: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo (che faccia, cioè, del bene...) in nome mio e subito possa poi parlare male di me. Perché chi non è contro di noi è con noi"- E prosegue poi con una sventagliata di paradossi da far tremare i polsi e da sconvolgere la mente, una sventagliata di paradossi dove, guarda caso, ricorre più volte la parola "scandalo". Gesù, con questa sventagliata di paradossi ("Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo..." ecc.) arriva a ribaltare l'atteggiamento "scandalizzato" (quindi invidioso...) di Giovanni e discepoli. Come a voler far capire chiaramente di non essere loro motivo di scandalo con i loro comportamenti meschini retti dal pensiero che "chi non è con noi è contro di noi". Ce n'è abbastanza per tutti noi... Anziché strapparsi le vesti per ciò che pensiamo "scandaloso" negli altri occorre comportarsi in modo che non siano altri a strapparsele a causa dei nostri atteggiamenti meschini, gretti, pettegoli, razionali... invidiosi. E ciò accade facilmente quando si perde di vista lo scenario del Regno di Dio dove ognuno di noi è una comparsa e non una prima donna. Anziché essere invidiosi (seccati, risentiti, irritati, addirittura scandalizzati...) che qualcuna faccia il bene come noi o sia più bravo e dotato di noi o sia "preferito" da Dio occorre semplicemente "pensare" che se questo qualcuno non è "contro Dio" è dalla parte di Dio e che se non è contro di noi è con noi. Questo convincimento di fede è il seme della amabilità fraterna. Se l'invidia del diavolo (a dirla con la Sapienza e con Paolo) ha rovinato il mondo delle relazioni, l'amore fraterno portato da Gesù lo ha salvato. A condizione di non guardare il fratello con occhio invidioso... |