Omelia (26-09-2012) |
Riccardo Ripoli |
Annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni Quando c'è un bellissimo evento in programma ce ne facciamo tutti portavoce, cerchiamo amici che ci accompagnino, vogliamo far sapere in giro che bella cosa è stata organizzata. Se poi siamo parte dell'organizzazione o attori allora la gioia è al settimo cielo ed impossibile trattenersi. Come reagiscono gli altri? Spesso con freddezza, noncuranza, scetticismo. A volte è una posa per non farsi vedere interessati, altre volte è distrazione per le mille attività che abbiamo da svolgere. In tanti anni di Associazione abbiamo organizzato decine e decine di eventi, feste, marce, spettacoli, conferenze, mercatini ed ogni altra cosa la fantasia ci abbia suggerito. Lo scopo è solitamente duplice, raccogliere fondi per andare avanti e far conoscere l'Associazione, i suoi scopi e principalmente l'affidamento familiare. Sono tanti anni che navighiamo in questo mare di aiuto ai bambini, ma l'entusiasmo iniziale non è mai venuto meno, anche se ce ne sarebbe stato motivo per l'indifferenza ed il menefreghismo dei più, per uno stato assente, per comuni e servizi sociali spesso votati al raggiungimento di propri scopi piuttosto che alla tutela dei bambini, aspre critiche da tanti pronti a giudicare e a fare di tutta un'erba un fascio, molti furti e tanto altro ancora. Ma dove troviamo tutto questo entusiasmo, questa forza dopo oltre un quarto di secolo? Certamente in Dio, nella preghiera e nella certezza che, seppur con mille errori e difetti, stiamo facendo la cosa giusta. Ma davvero c'è qualcuno che possa pensare che qualche ostacolo sul nostro cammino possa fermarci? Se smettessimo di spargere questo seme, se interrompessimo questo nostro cammino ci sarebbero tanti bambini che non avrebbero più voce per chiedere aiuto, famiglie lasciate senza un consiglio, amici che si troverebbero senza un appoggio. No, non possiamo smettere. Ma più di ogni altra cosa c'è dentro di noi una gioia grandissima, alimentata ogni giorno da mille sfaccettature. Mille i problemi nel quotidiano, ma basta una carezza, una telefonata, un messaggio per farci tornare il sorriso, per darci nuova carica per lottare contro ciò che di male viene perpetrato nei confronti dei bambini. Potreste voi stare zitti il giorno che vi nascesse un figlio? Potreste avere dissapori sul lavoro, dispiaceri in famiglia, problemi di salute, ma la vostra gioia sarebbe talmente grande che non potreste fare a meno di gridarla ai quattro venti. Non vi importerebbe nulla se vi prendessero per pazzo, perché la gioia rende matti, ma è una follia di felicità, quella stessa letizia che ti fa esultare ovunque e con chiunque. Ecco, dentro noi è così ogni giorno. C'è una sana pazzia che ci fa cantare, ballare, parlare, dialogare, organizzare eventi. Così è, o dovrebbe essere, per chi ha Fede. L'aver incontrato Gesù, il conoscerLo, il recepire i Suoi insegnamenti, il sentirLo vicino ogni istante della nostra vita dovrebbe, e per me è così, renderci gioiosi, felicissimi di poter condividere con tutto il mondo la letizia che è nei nostri cuori, tristi nell'incontrare chi non riesce ad assaporare questo grande appagamento, speranzosi però che con le nostre parole, esempio e felicità possiamo contaminare l'anima di coloro che incontriamo. Un giorno mi incontrai con il mio amico non credente a Roma, dove ero andato per parlare con alcune persone. A pranzo, come spesso accade tra noi, ci mettemmo a parlare dell'Associazione, ma poi il discorso scivolò sulla Fede come motivazione profonda al nostro operato. Parlammo per quasi due ore in un dialogo apertissimo dove questo mio grande amico cercava di capire, ci provava veramente, il mio punto di vista. E' stato uno dei momenti più belli trascorsi nella mia vita. Avere qualcosa da dire è bellissimo, ma avere qualcuno che ti ascolta con interesse è una sensazione che in quel momento le tue parole potrebbero fare la differenza. Così nella Fede, tanto quando parliamo di affido, la speranza è sempre quella di poter accendere in chi ascolta, legge, guarda la fiammella della curiosità che possa un giorno portare qualcuno a leggere il Vangelo, pensare all'affidamento, salutare un povero per la strada, stringere la mano ad un nemico. Il Signore vuole questo da noi, che si urli ai quattro venti la nostra felicità di essere Suoi figli, che si vada a svegliare chi sta dormendo, che si invitino tutti alla festa che Dio ha preparato per noi. In tanti non ascoltano, troppo presi dai rovi della vita, ma un volantino che viene preso al supermercato e portato distrattamente in casa magari un giorno verrà letto, forse in un giorno particolare in cui c'è bisogno di una parola per scacciare un brutto pensiero. Ed ecco che il Signore risponderà a chi vorrà prendere contatto con Lui, anche solo per avere informazioni. |