Omelia (30-09-2012)
don Giovanni Berti
I tagli salutari del Vangelo

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Tra una decina di giorni la Chiesa celebrerà i 50 anni dall'apertura solenne del Concilio Vaticano Secondo, che per 3 anni, dal 1962 al 1965, radunò i vescovi di tutta la terra con lo scopo di ridisegnare la vita dentro la Chiesa e il suo rapporto con il mondo moderno. Fu un evento grandioso, non solo per la solennità con cui si svolse, portando nella Basilica di San Pietro migliaia di Vescovi, ma lo fu soprattutto per il coraggio con il quale si ripresero in mano molti aspetti della vita ecclesiale che sentivano ormai il peso del tempo e andavano rivisitati e cambiati. Pochi giorni fa ho avuto il dono di incontrare ad un convegno per gli insegnanti di religione di Verona, uno degli ultimi vescovi ancora in vita che parteciparono attivamente al Concilio: monsignor Luigi Bettazzi, ex vescovo di Ivrea. Questo pastore, nonostante l'età (89 anni), conserva intatta una carica di fede e un entusiasmo che fanno sentire questo evento conciliare ancora vivo.

Bettazzi ha esortato i presenti a credere ancora a questo cambiamento profondo che non è ancora del tutto avvenuto dentro la Chiesa
Uno dei punti più innovativi del Concilio è stata proprio l'apertura al mondo, con le sue differenti visioni religiose e filosofiche, spesso in contrasto con i dogmi della Chiesa. Il mondo, per i padri conciliari, non va più visto come "nemico", ma al contrario va ricercato in esso quello che c'è di buono e che è segno della presenza di Cristo, anche senza avere l'etichetta esplicita cristiano cattolica.
"Chi non è contro di noi è per noi" dice Gesù ai suoi zelanti apostoli che vorrebbero che tutti facessero parte strettamente del loro gruppo ("...abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva"). Gesù riconosce, con una semplice espressione che è sintesi del suo stile, che ogni uomo e donna di buona volontà che ricerca la pace, il bene comune, il progresso della convivenza umana non è mai contro il Vangelo e contro la Chiesa. Anzi in qualche modo ne fa parte!
Il Concilio ha riconosciuto questo e ha iniziato un processo di apertura e dialogo con il mondo che non si è interrotto.
Oggi forse questa apertura e dialogo sembrano un po' lenti e insufficienti. E mi spiace che molti, che sono fuori dai nostri ambienti parrocchiali ed ecclesiali, sentano la Chiesa come nemica della modernità e sempre troppo critica riguardo le visioni diverse della vita umana.
Forse la critica di immobilismo fatta ai cristiani è un campanello d'allarme per andare a recuperare lo spirito del Concilio, e far si che questo anniversario non sia solo uno sguardo al passato, ma un rilancio verso il futuro.
Gesù lo dice in modo molto chiaro e "tagliente": quello che scandalizza i piccoli va tagliato. Cosa scandalizza i piccoli, cioè coloro che sono poveri nella fede e ancora "piccoli" nella comprensione dell'insegnamento del Vangelo? Cosa del mio e nostro comportamento non aiuta chi è lontano ad avvicinarsi?
Se il nostro modo di fare è scandaloso (cioè letteralmente "fa inciampare") quelli che cercano Dio e Cristo... allora qualcosa va tagliato. Tagliare costa ed è doloroso, ma alla fine porta frutto.
Il Concilio ha tagliato molto nelle tradizioni e consuetudini secolari della Chiesa. Il taglio non è stato indolore e ancora oggi c'è chi si oppone a questo Concilio ritenendolo nefasto per la Chiesa. Ma penso che sta proprio in questi tagli il coraggio evangelico che è profondamente sanante per la Chiesa.
Cosa c'è da tagliare oggi in me, nel mio modo di vivere e testimoniare la fede? Quali sono i tagli che la Chiesa deve ancora operare per essere fedele al Vangelo?

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