Omelia (30-09-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Guai a chi scandalizza i piccoli Dicevamo alcune domeniche fa', parlando del cuore dell'uomo, sede delle scelte da compiere e luogo sacro delle responsabilità, che chi sa educare il cuore di un bambino, compie la più grande opera di carità, davanti a Dio e agli uomini. Ognuno, nascendo alla vita, è come il bambino di cui parla oggi Gesù nel Vangelo: un piccolo essere fragile, inesperto, innocente ed aperto al bene, che è la bellezza di ciascuno di noi, ma, nello stesso tempo, esposto alle tempeste dello scandalo. Un tempo, quando i mezzi di comunicazione erano davvero quasi nulli, si era come avvolti in un mondo che offriva poco o nulla che offendesse l'innocenza di un piccolo, come anche dei giovani. Ricordo la mia infanzia ed adolescienza. La famiglia non solo era custode della nostra crescita nella fede e nella santità, ma era il luogo di una vera educazione al bene. Si cresceva all'ombra della bellezza vera. Non è più così oggi, dove il mondo pare divertirsi ad offrire la parte peggiore dell'uomo. Facile imbattersi in spettacoli televisivi in cui - al di là dell'avviso 'per un pubblico adulto' - dominano messaggi ambigui e immagini scabrose. Sappiamo tutti quanto sia fragile il bambino, che tutto assorbe, senza consapevolezza piena, quasi fosse una 'spugna'. Offrire spettacoli o comportamenti spregiudicati, può davvero non solo guastare, ma anche modificare nel profondo la visione della vita di chi sta crescendo: una crescita che non è solo quella fisica, ma ancor più quella interiore. Il bambino, ma direi chiunque si affaccia alla vita con la voglia di conoscere, facilmente si lascia sedurre da quello che sente e vede e su quelle impressioni rischia di concepire una visione distorta della verità. Non usa mezze parole, Gesù, per condannare questo scandalo, ma toni duri. Io non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori, che crearono una famiglia dove la cura dell'innocenza e della fede era la priorità dell'educazione. Ringrazio mamma e papà per la loro dedizione e l'impegno e la testimonianza che mi hanno offerto per la mia crescita cristiana: un vero grande dono. È stata la forza per accogliere la mia vocazione e viverla. Purtroppo non tutti i bambini sono così fortunati. Un giorno ero con amici al ristorante. Mi colpirono due bambini che curiosavano su una rivista scandalistica. Espressi il mio dissenso e davanti alla reazione indifferente dei genitori, dopo un breve quasi battibecco, lasciai la sala. Dovremmo meditare e approfondire più spesso il Vangelo di oggi, che esprime la condanna verso ogni tipo di scandalo. In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: 'Maestro abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri'. Ma Gesù disse: 'Non glielo proibite, perché non vi è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel nome mio, perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa'. "Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo, è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue". (Mc. 9, 37-47) Gesù, pronunciando queste parole, tiene in braccio un bambino. Dobbiamo imparare la sua tenerezza, sapendo che è come volesse tenere stretta tra le sue braccia la debolezza di tutti, una fragilità che chiede protezione nella difficoltà di ogni crescita verso il bene, a tutte le età. Una crescita che dovrebbe avvenire senza il pericolo degli scandali, che possono stravolgere la vita e dare un volto drammatico all'esistenza che attende tutti. La realtà, infatti, è che tutti, oggi, senza distinzioni, conviviamo in questo mondo che ha perso il pudore, atteggiamento veramente bello agli occhi del Padre. Tutti siamo frutto delle sue mani ed è mostruoso, diabolico, imporre la visione del vizio, dell'egoismo. Dio solo sa con quanti sacrifici si edifica un cuore di uomo e tutti siamo testimoni nella vita di questi sacrifici per dargli la bellezza che solo la virtù dona. Ma ciò che ritengo più drammatico è che oggi gli scandali sono in ogni manifestazione della vita, al punto tale che quasi non fanno più... scandalo! Si leggono fredde statistiche su decine di migliaia di fanciulli avviati alla prostituzione, usati per divertire gli adulti, di vite violentate nella brutalità per fini solo commerciali. Un tempo si conservava almeno l'orrore dello scandalo, oggi rischia di passare nelle coscienze quasi come segno di liberazione dalla virtù, eppure rimane sempre come un trauma per l'anima di chi lo subisce, incide talmente nel profondo dell'essere, da dare a volte un corso sbagliato all'intera esistenza. Ecco perché oggi Gesù usa parole durissime, che dovrebbero far riflettere tanti, ma tanti, che forse non provano neppure più rimorso nel condurre una vita scandalosa. Non resta che pregare perché il mondo si riempia di giovani, di uomini e donne che sappiano e vogliano conservare quella bellezza del cuore, che sa emanare il profumo dell'innocenza. È bello incontrare o stare assieme a persone dalla vita sobria e semplice, in cui regna la presenza di Dio: sono una testimonianza preziosa che si contrappone all'oscurità dello scandalo. Chiediamo al Padre di conservarci 'un cuore da bambini', che è la vera nostra bellezza davanti ai Suoi occhi. È un cammino esigente, ma necessario, se vogliamo davvero realizzare il fine umano e divino per cui siamo stati creati. Gesù ci guida e ci sostiene, Lui, l'Agnello innocente e senza macchia, affinché possiamo davvero 'essere ciò che siamo', come afferma Paolo VI, cioè figli del Padre: "Cristo nel suo Vangelo, c'insegna con la parola e con l'esempio come dobbiamo vivere, e con il sussidio interiore del suo Spirito, la grazia, e quello esteriore della sua comunità, la Chiesa, ci rende possibile compiere ciò che egli ci prescrive... Nessuno si illuda. Cristo è esigente. La via di Cristo è la via stretta (cfr. Mt. 7, 14)... Il Concilio dirà che, se abbiamo coscienza di quanto il battesimo opera nel nostro essere umano rigenerato, dobbiamo sentirci obbligati a vivere come figli di Dio, secondo l'esigenza di perfezione e di santità, che appunto deriva dalla nostra elevazione all'ordine soprannaturale (Lumen gentium n 40) Ma nessuno si spaventi. Perché la perfezione alla quale - siamo chiamati dalla nostra elezione cristiana non complica e non aggrava la vita, anche se ci domanderà l'osservanza di molte norme pratiche, atte piuttosto ad aiutare che non a rendere più difficile la nostra fedeltà. La perfezione cristiana esige innanzi tutto da noi la ricerca dei principi fondamentali del nostro essere umano. Il nostro dovere cerca di adeguarsi al nostro essere. Dobbiamo essere ciò che siamo. È questo il criterio della legge naturale, sulla quale oggi tanto si discute; ma che la semplice ragione rivendica nelle sue esigenze fondamentali, risultanti dalla vita stessa, interpretate dal buon senso, dalla ragione comune (cfr. Gaudium et spes, n. 36). È la legge che portiamo in noi stessi, in quanto uomini: «non scripta sed nata lex» (Cicerone); la legge che San Paolo riconosce anche nei popoli ai quali non fu annunciata la legge mosaica (cfr. Rm. 2, 14), e che il Vangelo ha assorbito, convalidato e perfezionato." |