Omelia (01-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Come fate a non accogliere? Quante volte veniamo messi dinanzi ai problemi del mondo. Sentiamo parlare di atomiche, terrorismo, guerre, carestie, inondazioni, terremoti, carneficine. Queste notizie ci passano addosso come fossero acqua fresca in agosto, ci bagnano lì per lì, ci fanno fare un sussulto, ma nel giro di un attimo siamo nuovamente asciutti, passiamo freneticamente alla notizia successiva e continuiamo la nostra vita. Questo perché non possiamo fare nulla, siamo impotenti dinanzi a stragi e violenze di ogni genere, ed il risultato è che tutto ciò che arriva dall'esterno della nostra realtà acquista un significato meramente informativo. E' perciò facile fare di tutta un'erba un fascio, è facile rispondere sempre "non posso farci nulla". Ma vi siete mai fatti un esame di coscienza sulle cose che potreste fare per migliorare la vita degli altri? Il vostro primo pensiero sarà andato adesso al denaro, alle donazioni, alla beneficenza. Non è questo il succo, non è questa la soluzione ai problemi del mondo. Siamo diventati pigri, svogliati, distratti. C'è un terremoto a mille chilometri di distanza? Il massimo che dobbiamo fare è prendere il telefono, mandare un sms, ed ecco risolto il problema, due euro inviati a quella popolazione. Non è così che funziona, così è come vogliono farvi credere che funzioni, e a voi, diciamocelo chiaro, fa molto comodo. Mandate due euro e la vostra coscienza è a posto. Se un giorno dovessero chiedervi "cosa fate per gli altri?" sciorinerete una serie infinita di buone azioni: cinque per mille, sms benefici, acquisto equo e solidale. Ma vi domando, cosa avete fatto veramente per gli altri, cosa avete fatto di realmente concreto, cosa avete fatto fisicamente, come siete entrati in relazione diretta con il vostro prossimo? Quanti di voi risponderanno di aver fatto qualcosa? Il mondo ha bisogno di voi. Non c'è bisogno di andare tanto lontano per trovare qualcuno da aiutare, non si deve partire per paesi lontani per dare una mano a chi è nella sofferenza, basta scendere le scale del vostro condominio, uscire dalla vostra villetta a schiera, lasciare alle spalle anche soltanto per un'ora la vostra comoda vita per entrare in un ospedale, in una casa famiglia, in una prigione, per passeggiare per strada e vedere decine di persone senza tetto e senza amore. Non hanno bisogno di tanto, hanno bisogno di una vostra parola gentile, un sorriso, una speranza. Non siate sordi alle tante richieste di aiuto, non tacitate la vostra coscienza mettendo mano al portafoglio, ma date un po' del vostro tempo e sarà un investimento nel futuro del mondo, nel vostro avvenire e quello dei vostri figli. Il Signore continuamente ci chiama, anche nel Vangelo di oggi, per dirci di accogliere tutti, ma principalmente un bambino che è il più grande di tutti ai Suoi occhi. Un bambino rappresenta la speranza, la gioia di vivere, la spensieratezza, la crescita spirituale. Accogliere un bambino in affido è accogliere il Signore nelle nostre case. Quante volte ancora dovremo farci chiamare a questo nostro dovere? Si, un dovere perché non possiamo non vedere ciò che accade intorno a noi, la miseria di certe famiglie nella nostra stessa città, i segni sul viso e nel cuore di tanti bambini nelle strade e nelle scuole dove vanno i nostri figli. Non possiamo dire "non sapevo", troppo comodo, sapete eccome che ci sono oltre un milione di bimbi che aspettano che vi alziate dalla vostra comoda poltrona per aprire la porta di casa per farli entrare. Non potrete salvarne un milione, e nemmeno mille o cento, ma certamente potrete salvarne uno. Cominciate da quello che voi potreste accogliere, cominciate da uno ed il vostro esempio, la forza del vostro amore sarà contagiosa e altre famiglie accoglieranno altri bimbi, così ne aiuteremo dieci, cento, mille, un milione. |