Omelia (06-10-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Giobbe 42,12

Il Signore benedice il futuro di Giobbe più del suo passato
Gb 42,12


Come vivere questa Parola?

La figura e le traversie tutt'altro che facili di Giobbe sono diventate così famose da essere proverbiale.

Da ricco potente e forte, quest'uomo esemplare in tutto, diventa un vituperio umano divorato dai vermi nella sua carne.

Vive anni difficili in cui si deprime e arriva perfino a imprecare contro Dio; poi però entra in sé, nella sua vera identità di creatura e si pente delle insensate recriminazioni quasi blasfeme.

Ecco, il Signore aspettava proprio questo. Non perché fosse lui ad aver bisogno di essere riconosciuto come Dio, ma perché per Giobbe era necessario accorgersi, toccar con mano della assoluta necessità di riconoscersi creatura, fuori da ogni pseudo onnipotenza.

Così siamo in grado di capire meglio come Dio, davanti a Giobbe pentito, non desideri reintegrarlo nella vita di prima, ma di molto lo arricchisca ulteriormente. Sì, rende il suo futuro più bello e più buono del suo passato remoto.

Signore, proprio questo io sono chiamato a capire: tu sovrabbondi nel tuo essere infinitamente intento a donare. Certo, elargisci i tuoi doni a tempo e luogo, ma - che io me ne accorga o no - con un crescendo di amore misericordioso e benedicente. Rendimi attento, Signore a questo tuo modo d'essere. Che io viva la gioia del grazie.

La voce di un Poeta

Se nel futuro guardo,
io da profeta vedo
che la terra dal sonno
si desterà cercando
il benigno Creatore;
e il deserto selvaggio
sarà un giardino a meno.
William Blake