Omelia (21-10-2012) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Isaia 53,10-11; Salmo 32; Ebrei 4,14 - 16; Marco 10,35-45 Domenica scorsa la liturgia ci ha fatto meditare sul nostro attaccamento alle ricchezze e anche solo alle cose terrene che ci allontanano dal mettere al centro della nostra vita il Cristo. Nella prima lettura il profeta Isaia ci ricorda un oracolo profetico particolarmente suggestivo, letto dalla tradizione cristiana per chiarire il mistero della morte e della risurrezione di Cristo salvatore del mondo. Con il ritornello del Salmo 32 " Donaci, Signore il tuo amore: in te speriamo" il salmista vuole ricordarci che solo chi ha speranza nel Signore sarà salvo, e non avrà timore della morte. Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ricorda una ferma proclamazione di Gesù: tutti coloro che ripongono la loro fiducia in Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, sono certi di avere accesso per lui e con lui, a Dio. L'evangelista Marco nel Vangelo ci presenta i discepoli Giacomo e Giovanni che chiedono a Gesù di concedergli quello che gli chiederanno. Gesù domanda loro che cosa vogliono e i due rispondono di voler sedere nella sua gloria vicino a lui uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Gesù risponde loro preannunciando la sua passione e morte, e fa loro una domanda: potete voi bere il calice che io devo bere né essere battezzati come io sono battezzato? Alla risposta affermativa dei discepoli Gesù dice che un posto vicino a lui non può concederlo perché è destinato a coloro per i quali è stato creato. Sentito poi che fra i dieci restanti discepoli c'era un certo malcontento, disse loro che colui che vuole essere il primo deve essere l'ultimo. Buona regola, per tutti noi cristiani, infatti tutti facciamo volontariato, nei settori che più sentiamo vicini alla nostra sensibilità, ma nel nostro fare, dimentichiamo che dobbiamo lavorare per lui e con lui, solo così potremo realizzare la vera comunità ed essere "servi" ultimi per tutti i fratelli. La vera grandezza sta nel servire, solo nel servizio si può condividere la potenza e la gloria di Dio. Noi abbiamo bisogno di questo richiamo di Gesù perché il nostro servire sia improntato sull'amore, che non ha per fine la realizzazione di noi stessi ma il bene di tutti per rendere più abitabile la terra. Nessuno può pretendere di "seguire Gesù" senza ricevere il suo stesso battesimo, senza cioè passare attraverso la sua sepoltura nella morte, senza condividere il suo "calice" di sofferenza ponendo la propria fiducia nel Padre per partecipare alla gloria della risurrezione. Il Regno di Cristo non ha nulla in comune con i regni terreni. L'ambizione, la ricerca del potere e degli onori non hanno posto. Al contrario, ognuno deve voler essere l'umile servo degli altri. Non bisogna dimenticare che il ministero e la diaconia, sono termini derivanti l'uno dal latino, l'altro dal greco, che significano "servizio". Per la riflessione di coppia e di famiglia: - Siamo capaci di bere sino in fondo il "calice" che ogni giorno si presenta nella quotidianità? - Nel "servizio" ci affidiamo totalmente alla volontà di Dio Padre o alla nostra? - Accettiamo oggi l'ultimo posto, per avere domani il primo? - Il "volontariato" è per noi percorrere la strada che Cristo ci ha affidato o soltanto uno scopo di vita? Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova |