Omelia (08-02-2004)
padre Paul Devreux
Commento Luca 5,1-11

Gesù parla alla gente del Regno di Dio. Diffonde serenità e fiducia, fa tante promesse, ma ad un certo punto si rende conto che la gente che è disillusa dalla vita, compresi i pescatori che hanno faticato invano, ha bisogno di un segno tangibile che dimostri la veridicità di ciò che annuncia. Pertanto, invita i pescatori a provare a pescare di nuovo, ma questa volta non per iniziativa loro, ma come gesto di fiducia in Dio.

Pietro è scettico. Dopo si vergognerà di ciò che ha pensato riconoscendosi peccatore. Forse prende la palla al balzo, per dimostrare a tutti che Gesù è un chiacchierone. Forse pensa che Gesù è convinto che lui non accetterà questa sfida, che gli dirà: "Lascia perdere, non è il caso, siamo stanchi, ti crediamo sulla parola". Non sappiamo cosa ha pensato Pietro, ma certamente qui Gesù mette in gioco la credibilità di ciò che annuncia, e Pietro lo sa.

La pesca miracolosa dà ragione a Gesù, e Pietro si sente a disagio, ma ciò che ha vissuto è bellissimo: un vero combattimento spirituale che gli ha consentito di aprire gli occhi sul suo peccato e di scegliere di seguire l'invito di Gesù a seguirlo. Gesù non ha chiesto a Pietro di seguirlo ciecamente; gli ha solo chiesto di provare a fidarsi di lui per una piccola cosa, giusto per avere la possibilità di poter riscontrare l'autenticità della sua parola. Solo dopo lo ha invitato a seguirlo, quando era già convinto.

Ciò che conta non è fidarmi di Dio, questo il peccato m'impedisce di farlo, ma rimanere aperti al dialogo con lui e all'ascolto della sua Parola. Se faccio questo, sarà la Parola stessa a dimostrarmi la sua credibilità e autenticità.

Io tutti i giorni mi sveglio scettico, ma durante la giornata, lo scontro con la concretezza dell'amore di Dio, mi porta a riconoscermi peccatore e a ringraziare il Signore per la sua chiamata alla vita.

Signore, dacci anche oggi il nostro pane quotidiano.