Omelia (06-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete L'uomo per sua natura cerca sempre di scoprire il funzionamento del mondo, tenta costantemente di dare una spiegazione a tutto, ma avendo dei limiti non può spiegare ogni cosa, così molti interrogativi rimangono. Alcuni di essi vengono superati con l'aumento del livello culturale e di maturità sia da parte di ognuno di noi, sia da parte delle generazioni. Duecento anni fa pensare di andare sulla luna era da folli, cento anni fa si cominciava a capire che forse un giorno ce l'avremmo potuta fare, oggi è fin troppo facile. Altri misteri sono tali da sempre. I potenti della terra, con tutti i loro tesori, con la loro forza, con il loro dominio hanno dovuto arrendersi al fatto che nemmeno loro erano in grado di spiegare certi fenomeni. Chi scopre il Vangelo, chi ne assapora e prova la sua forza, non supera tali limiti, ma li accetta per due ordini di ragioni. Principalmente perché accetta certe cose come inspiegabili e provenienti da Dio e si da pace, consapevole che prima o poi gli saranno svelati. La seconda motivazione è che molti episodi, ritenuti inspiegabili da molti, sono chiari per coloro che credono. Un esempio su tutti. Una persona con una male incurabile, i medici non hanno soluzioni e l'unica via è attendere la morte. Da un giorno all'altro il male sparisce, la persona torna sana. I medici e quanti cerchino una soluzione scientifica non la troveranno e passeranno giorni e giorni a cercarla, morendo un giorno con il dubbio di come tale cosa sia potuta accadere. Chi ha fede, viceversa, sa benissimo che le preghiere sono arrivate a Dio che ha operato un miracolo. A noi è successo. Qualche anno fa un ragazzo che aveva frequentato la nostra Associazione in diurno, Sabino, ma con il quale si era instaurato un bellissimo legame che dura tutt'ora, mentre lavorava cadde dal tetto di una palazzina di tre piani. Il Signore attutì la sua caduta facendolo atterrare su una macchina. La cosa non fu senza conseguenze. Prima il coma, poi al risveglio la necessità di un'operazione per asportare una parte della milza. Come accade spesso, purtroppo, una brutta infezione colpì questo ragazzo mentre era in ospedale e da qui l'esigenza di aspettare ad operare. I medici tentarono di tutto per debellare l'infezione, ma non vi riuscirono e, in mia presenza, dissero alla mamma, nel giorno del giovedì santo, che l'indomani avrebbero dovuto operarlo ad ogni costo perché non si poteva più rimandare, ma stante l'infezione l'avvertì che si preparasse al peggio, che suo figlio sarebbe quasi certamente morto sotto i ferri. La mamma volle che io e Roberta entrassimo per dargli l'ultimo saluto, e così, indossato camice e mascherina, entrammo nella stanza antisettica dove si trovava. Non vi dico la nostra pena e la nostra tristezza. Fu lui a consolarci, fu lui a riempirci il cuore dicendo "mi avete insegnato ad avere Fede, se il Signore vuole che io muoia sia fatta la Sua volontà" e ci consolava con battute e aneddoti di cose buffe che capitavano nel reparto, spesso combinate da lui. Uscimmo con il cuore pieno di lacrime. Nel pomeriggio ci stavamo organizzando nella sede dell'Associazione per fare quello che a Livorno chiamiamo il "giro delle sette chiese", ovvero visitare sette parrocchie e fare una preghiera in ognuna di esse in preparazione alla Santa Pasqua nel giorno del giovedì santo. C'era con noi a quel tempo una ragazzina, Serena, poco più piccola del ragazzo che era in ospedale e di lui molto amica per essere cresciuti insieme ed abitare nello stesso palazzo. Arrivò in Associazione anche la mamma di questa bimba, anche lei tristissima perché affezionata a Sabino come fosse stato suo figlio, al che proposi a Serena di chiederle di venire con noi a fare il giro delle sette chiese e pregare per Sabino. La bimba mi rispose che la madre non era mai entrata in chiesa e mai ci sarebbe voluta entrare. Mi venne d'istinto di proporle direttamente di unirsi a noi, e la risposta fu che sarebbe venuta volentieri perché avremmo pregato per Sabino. Non vi dico la commozione, la partecipazione e l'intensità di quelle preghiere di tutti noi e dei nostri ragazzi, una serata che non dimenticherò mai. Andammo a dormire colmi di Dio, di Fede, di Speranza. Avevamo fatto il pieno di amore. La mattina dopo, mentre eravamo riuniti in Associazione con tutti i ragazzi in attesa di notizie dall'ospedale, arrivò la mamma di Serena tutta concitata per annunciarci che nella notte l'infezione era sparita, che i medici non se lo spiegavano in nessun modo e che l'operazione era stata rinviata di qualche giorno per stabilizzare il ragazzo. Sabino oggi è vivo, e sono certo che le preghiere di quella mamma hanno fatto la differenza. Per questo motivo sono contrario all'eutanasia. Se una persona è viva, anche quando i medici non danno più speranze di salvezza, c'è il Signore a vegliare su di lei e se è ancora viva un motivo c'è senz'altro. Dobbiamo solo accettare e continuare a starle vicino. |