Omelia (14-10-2012)
mons. Roberto Brunelli
Un anno per conoscere, conoscere per vivere

Valutare correttamente i beni materiali di cui disponiamo: è questo l'argomento del vangelo di oggi (Luca 10,17-30). Un tale, ben fornito di ricchezze ma anche di fede e anzi desideroso di perfezione spirituale, chiede a Gesù che cosa deve fare per avere la vita eterna. "Osserva i comandamenti", gli risponde il Maestro e, quando l'interpellante dichiara di farlo già, aggiunge: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". L'invito non è accolto, e Gesù commenta con la celebre frase: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".
Sull'insegnamento del vangelo circa il valore delle ricchezze, questo episodio va integrato con altri, per capire che più del distacco effettivo conta quello affettivo: chi, pur non disponendo di beni materiali, spasima e si agita solo per acquisirne, davanti a Dio è nelle stesse condizioni di chi ne ha e ritiene di poter basare su di essi la propria vita. C'è qualcosa che vale di più, ricorda la prima lettura (Sapienza 7,7-11): "Preferii la sapienza a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto... L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile". Dove poi trovare la sapienza, lo suggerisce la seconda lettura (Ebrei 4,12-13), con un'acuta descrizione della Sacra Scrittura: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore".
Temi importanti dunque - come sempre, del resto - quelli delle letture di oggi, che richiederebbero adeguati approfondimenti. Ma oggi l'attenzione è richiamata anche da un evento speciale. Lo scorso giorno 11, giovedì, ricorreva il 50° anniversario dell'apertura del Concilio ecumenico Vaticano II, e per l'occasione il papa ha indetto un , che si protrarrà sino alla fine del novembre 2013. A giudizio di molti storici, il Concilio è stato uno degli eventi-chiave del secolo scorso, e non solo per il mondo cristiano: ha espresso le immutabili verità della fede in forme nuove, ha aggiornato linguaggio e stile della vita ecclesiale, ha affrontato i problemi che travagliano il nostro mondo, proponendone soluzioni coraggiose e lungimiranti in vista di una società globale più giusta e pacifica.
Restando alle sole cose "di chiesa", il Concilio ha portato tra l'altro la celebrazione della Messa non più in latino ma nelle lingue parlate; ha dato un forte impulso all'ecumenismo (dialogo e collaborazione tra i cristiani delle diverse confessioni, in vista della loro piena unità); ha promosso una maggiore collegialità nell'azione dei pastori; ha riscoperto la corretta posizione dei laici. A questo proposito va ricordato che il termine , oggi spesso usato per designare chi è contro o fuori della Chiesa, è nato invece al suo interno, per indicare i battezzati che non sono vescovi o preti o frati o suore: e a loro, che costituiscono la stragrande maggioranza della Chiesa, il Concilio si è rivolto per invitarli a sentirsene corresponsabili. La Chiesa non è dei preti, ma dei battezzati, i quali tutti hanno il diritto-dovere di svolgervi la propria parte perché essa viva e si sviluppi sempre meglio secondo la volontà del suo Fondatore. Di qui l'invito del Concilio: i battezzati potranno svolgere il proprio ruolo nella misura in cui conoscono la fede che professano. Il papa ha indetto l'Anno della fede, proprio per invitare quanti si dicono cristiani ad esserlo davvero. Un anno per conoscere meglio la fede e meglio tradurla nella vita, a beneficio proprio, della Chiesa e del mondo intero.