Omelia (10-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Signore, insegnaci a pregare Quando si è ragazzi si deve imparare a dialogare con gli insegnanti, con gli amici, con le persone che ogni giorno incontriamo, ma più di tutti si deve capire come fare per parlare con i nostri genitori. Se è facile entrare in contatto con gli amici perché si parla la stessa lingua, se non è troppo difficile rapportarsi con i professori per il fatto di esservi costretti, se non è troppo complicato essere rispettosi delle persone che incontriamo in u negozio, sull'autobus o altrove, la questione si complica quando si deve interagire con i genitori. Si devono capire le dinamiche, si da per scontato che siano ai nostro ordini e qualunque cosa chiediamo debbano concedercela, non si pensa che siano persone da rispettare ma una via di mezzo tra l'amico e il professore. Davanti ai primi no importanti, dinanzi ai primi scontri adolescenziali ci si accorge che non è facile parlare con i genitori e viceversa. Il ragazzino intelligente dovrà avere il coraggio e la maturità per fare un passo indietro, non dare per scontato nulla e cominciare a capire quale sia l'approccio migliore da avere con il genitore. Nell'adolescenza siamo bravissimi ad imparare a conquistare una ragazzo o un ragazzo, mettiamo in atto capacità inaspettate, utilizziamo le doti che abbiamo a facciamo leva sui difetti per supportare maggiormente le nostre qualità. Con i genitori è diverso perché diamo per scontato il loro amore per noi, ed è così, e non facciamo nulla per conquistarli. Perché fare tanta fatica quando una cosa già l'abbiamo? Ma è certamente sbagliato. Ogni rapporto va conquistato giorno dopo giorno, parola dopo parola, atteggiamento dopo atteggiamento. La spontaneità in ciascun rapporto di amore è importantissima ed è la parte bella di un'intesa tra due persone, ma un po' di "modo" va imparato. Con mia mamma avevo un bel rapporto perché mi sapeva prendere e cercava quotidianamente nuovi modi di dialogare con me, quasi che ogni giorno bisognasse ricominciare la conquista (pensate al film "cinquanta volte il primo bacio" nel quale ogni mattina il protagonista deve riconquistare la ragazza) perché un ragazzo cambia continuamente. Mio padre però non aveva questa capacità ed io avevo la pretesa che mi capisse come faceva mia mamma, ma non era così. Mia madre, con amore e pazienza, mi insegnava a trattare con lui, quale strada prendere per dialogare, chiedere, donare. Così dovremmo fare nei confronti di Dio. Che ci voglia bene è scontato, come era certo l'amore grandissimo di mio padre nei miei confronti, ma non facciamo l'errore di pensare che tutto ci sia dovuto. Impariamo a dialogare con Dio. Gesù ci viene in aiuto insegnandoci la bellissima preghiera del Padre Nostro nella quale sono insite le tematiche principali del nostro rapporto con Dio: riconoscerlo come Colui che ci indica la strada, come Colui che ci fornisce i mezzi per camminare ogni giorno, come l'Unico in grado di perdonare tutti i nostri peccati a patto che siamo in grado anche noi di perdonare il nostro prossimo. |