Omelia (10-10-2012) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Luca 11,2 Quando pregate dite Padre Lc 11,2 Come vivere questa Parola? "Insegnaci a pregare" chiedono gli apostoli a Gesù, dopo averlo più volte colto in profondo raccoglimento. Essi non pregavano? Certamente! Eppure intuivano che il loro era un incerto balbettio, un recitare salmi che non reggeva al confronto con quell'immergersi di Gesù in Dio. Di qui l'umile richiesta, a cui ci sentiamo di unirci anche noi, che, come loro, sperimentiamo l'inadeguatezza della nostra preghiera. Lo avvertiamo soprattutto in quei momenti di grazia in cui percepiamo nel vivo delle nostre carni la dimensione creaturale che ci segna facendoci chinare riverenti il capo e spegnere le parole sul labbro di fronte all'ineguagliabile grandezza di Dio. Tutta la ricchezza delle formule, anche quella degli stessi salmi, allora, ci appare insufficiente. E lo è! Quindi: come pregare, come rivolgerci a Lui? Lineare e sorprendente la risposta di Gesù: "Dite Abbà!", espressione che noi ci siamo affrettati a correggere con un più dignitoso "Padre". Ma Gesù non ha detto così: ha detto proprio "Abbà", usando un termine che si può ancora oggi cogliere sulle labbra del piccolo palestinese che inizia a balbettare quel richiamo dolcissimo e tenerissimo per il cuore di suo padre. "Abbà", "papino"! Ci sarebbe da scandalizzarsi, se non fosse stato Gesù stesso a indicarci in questo richiamo affettuoso ed estremamente confidente la preghiera per eccellenza. Sì, poi la preghiera si snoda con altre richieste, ma il resto è semplicemente un aprire il cuore a quel "Abbà" in cui è tutta la nostra fiducia. Di per sé, basterebbe questa sola parola, sintesi di un atteggiamento profondo, a dire tutto: sono tuo figlio e tu sei il mio "Abbà"! È su questa meravigliosa realtà che voglio indugiare quest'oggi, lasciando che il cuore sia inondato dalla gioia e dalla più profonda riconoscenza, mentre il labbro sussurra, gustandone tutta la dolcezza: "Abbà". La voce di un Dottore della Chiesa Nella preghiera trattare il Signore come un padre, un fratello, un maestro, uno sposo: l'importante non è pensare molto, ma amare molto S.Teresa d'Avila |