Omelia (14-10-2012) |
don Roberto Rossi |
Il peso della tristezza e la gioia della vita Un tale rivolge a Gesù una precisa domanda: «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Colui che parla è un credente, uno che crede nella risurrezione e nella vita futura con Dio, uno che vuole raggiungerla; ma è anche uno che non la considera un puro dono, come di fatto è ogni eredità. Egli la vuole meritare; per questo si rivolge a Gesù, che lo rimanda ai comandamenti; non a tutti i comandamenti, ma solo a quelli che parlano delle relazioni con il prossimo, e quel tale non si accorge che Gesù ha toccato il punto critico. I comandamenti che riguardano Dio sono facili da praticarsi se si prescinde dai secondi. Ma solo chi si esamina sui secondi con serietà può dire se ha osservato i primi. Quel tale rispose che li aveva osservati sin dalla giovinezza. Gesù lo guardò con affetto. Nella sua situazione, lo vedeva bene intenzionato e allora cercò di fargli capire che per osservare i secondi non basta, per esempio, non rubare (aspetto negativo), ma si tratta di condividere (aspetto positivo). Gli dice infatti: «Va', vendi quanto hai, donalo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi». La via della vita consiste nell'arricchirsi davanti a Dio, nel diventare discepoli di Gesù e intraprendere quel cammino che ora si fa', in un certo senso, martirio, dono di sé fino alla morte. Solo chi sa perdere la vita in questo mondo, la ritroverà nella vita eterna. Quello si fece scuro in volto e se ne andò! L'espressione: aveva troppe ricchezze dà davvero l'impressione di un enorme macigno che ostacola il cammino verso la vita; è davvero uno scandalo, un ostacolo, sulla via della vita eterna. Se ne andò rattristato. Gesù si guardò attorno. Si vide solo con i suoi discepoli e disse loro: «Com'è difficile per coloro che hanno ricchezze entrare nel Regno di Dio», cioè ereditare la vita, salvarsi. La si compera con i soldi solo quando questi vengono dati ai poveri, non a chi chiama. I discepoli si spaventarono. E Gesù, solo qui in Marco, li chiama Figlioli, una parola che ha un valore affettivo e che indica la commozione di chi parla in una determinata situazione e il suo legame nei confronti dei discepoli: sono lì spaventati, ma non se ne vanno. Gesù sta soffrendo per l'allontanamento di colui che aveva guardato con affetto e a cui aveva proposto invano il suo ideale di vita. Eppure egli è venuto a indicare con verità la via, e lo fa anche con i suoi discepoli, ripetendo per la seconda volta: «Com'è difficile entrare nel Regno di Dio», a cui aggiunge: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio». I discepoli sono lì allibiti: «Ma allora, chi potrà salvarsi?». Gesù li fissò e disse: «Agli uomini è impossibile, ma non a Dio. Tutto è possibile a Dio». Salvarsi non è in potere dell'uomo. La salvezza è un dono gratuito di Dio e non può essere meritata. Solo quando già si è accolto il Vangelo e si è nell'ordine della grazia, allora quello che si fa', porta alla vita eterna; si cammina verso la vita perché sostenuti dalla forza di Dio che è in noi. Gesù dopo aver denunciato con estrema chiarezza l'iniquità dell'idolatria del denaro, invita alla fiducia: "Tutto è possibile presso Dio". Si tratta allora di riflettere sul vero valore della vita e sul significato di tutte le cose che sono e devono essere un mezzo per la vita nostra e degli altri. Che cosa è importante nella vita dell'uomo? La Bibbia risponde che la cosa più importante è la sapienza della vita: cioè il vivere la vita cercando i valori più grandi sia sulla terra, sia per l'eternità. "Di fronte alla sapienza, la ricchezza è un nulla; tutto l'oro è come un po' di sabbia o di fango..." Certo, molti di noi non solo non sono ricchi, ma soffrono per tanti problemi. Ma per tutti si tratta di non attaccarsi alle tante cose della terra, che possono illudere, ma che non sono di aiuto. Si tratta di pensare anche a tutti coloro che nel mondo sono veramente in situazioni di povertà estrema e di impegnarsi per la giustizia, la dignità, la pace. Si può ricordare la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro: tante situazioni sulla terra oggi sono come le descrive quella parabola. Il vangelo che poteva sembrare duro e pessimista si conclude invece con l'esperienza meravigliosa degli apostoli e dei discepoli di Gesù. Il giovane ricco non riesce a seguirlo, ma gli apostoli e tanti discepoli ci sono riusciti. E tantissimi ci sono riusciti lungo la storia; anche oggi ci sono tanti bravi cristiani, che vivono, lavorano, si impegnano per il bene degli altri, che reagiscono alle tentazioni delle cose materiali, che vivono nella bontà, nell'amore e nel sacrificio per la famiglia, nell'impegno per chi ha più bisogno materialmente e nell'affrontare la vita con sapienza. E Gesù promette tutte le cose più belle a costoro e anche a noi, quando ci mettiamo su questa strada. "Pietro gli disse: Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Gesù rispose: "Chi avrà lasciato casa, fratelli, sorelle, madre, padre, figli, campi... per me, riceverà già al presente cento volte tanto, anche se ci sono a volte sacrifici, e la vita eterna: un tesoro in cielo!" Per comprendere questo, diciamo: Donaci, Signore, la sapienza del cuore! |