Omelia (14-10-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Tu vieni e seguimi Difficile conoscere il cuore degli uomini, sempre, come spesso è difficile decifrare il nostro cuore, anche quando meditiamo la Parola di Dio, direi, anzi, che ogni volta che cerchiamo di immergerci nella Sua Parola, ci prende una grande confusione, dovendo constatare il grande distacco tra ciò cui aspiriamo e ciò che viene richiesto. Quando parla della difficoltà del nostro cuore, intendo riferirmi alla sede delle nostre scelte, soprattutto quelle profonde, su cui poi indirizziamo non solo gli affetti, ma l'intera vita e con essa la scommessa della vera felicità o, se volete, la scoperta del segreto di ciò che Dio, creandoci, ha 'sognato' per noi. Infatti il cuore dell'uomo è diventato un groviglio di interessi, che a volte si affannano a detenere il primo posto - per poi magari essere smentiti subito dopo da altri in contrasto - Al mattino - si spera - preghiamo: 'Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa... ' e poi durante il giorno ci accorgiamo di rincorrere ben altro: interessi materiali, cercati a volte disordinatamente o, più semplicemente tutta una serie di azioni dettate semplicemente dal tanto radicato nostro egoismo. Alla fine - ed è Grazia - ci viene da chiederci: 'Ma io amo veramente Dio?' O forse ci chiediamo: 'Dove si dirige il mio amore? È davvero il centro delle mie scelte, da cui prendono sapore e gusto le altre creature e la stessa mia vita?' C'è nella vita di ciascuno di noi qualcuno o - Dio non voglia - qualcosa che amiamo di più: qualcuno o qualcosa che abbiamo scelto come il più grande amore, cui dedicare la massima attenzione, fino a dare la vita se necessario! Un amore, insomma, che è come il nostro respiro e dà senso a tutto. Può venire a mancare tutto e... sarebbe sopportabile, ma guai se venisse a mancare questo amore. Come quando due persone che si amano con totalità, se una delle due sta male ed occorre curarla, si è disposti a vendere tutto, purché sia salva la vita di chi si ama. È l'amore e lì è la felicità. Sappiamo tutti che noi veniamo alla vita per la volontà del Padre, il quale non solo sa a chi affidarci, ma dà alla nostra vita come un progetto da realizzare. In questa vita terrena abbiamo il compito di raffinarci nell'amore, eseguendo la Sua volontà che ci manifesta, ma lascia sempre liberi di scegliere. È il progetto che Dio a ciascuno di noi, ora, nella nostra vita quotidiana, manifesta in mille modi, attraverso i nostri doveri, le persone che incontriamo, i fatti che ci accadono, la Sua Parola, nel matrimonio, nella vita consacrata, nelle missioni... insomma, a ciascuno Dio crea una strada da percorrere, che diventa il filo da seguire. Noi le chiamiamo scelte, ma direi che, più che nostre scelte, dovrebbero essere il frutto della ricerca, che ciascuno fa nella vita, delle scelte 'sognate' da Dio per la nostra realizzazione e pienezza di Vita. È vero che sono infiniti i modi di vivere le scelte, ma è altrettanto vero che tutte dovrebbero essere un 'fiat' generoso alla volontà del Padre, che ha tutto preparato per noi. Non avrei mai immaginato di vivere nella mia vita quello che ho vissuto! A cominciare dalla mia vocazione alla vita religiosa, al mio essere parroco nel Belice, con tutto quello che è accaduto, fino alla sorpresa di essere chiamato dalla Chiesa ad essere vescovo. Nulla di tutto questo era nei miei sogni da fanciullo. Nella prima adolescienza avevo avuto qualche pensiero sull'essere missionario in Africa, ma poi le cose sono andate diversamente e così, facendomi prendere per mano, come religioso, dall'obbedienza, mi sono visto mandato dove non avrei mai immaginato di andare ed essere quello che mai mi era passato nemmeno per la testa. Ma ora, a distanza, riesco a vedere chiaro la mano di Dio che ha fatto di me quello che non avrei mai sognato! Ricordo sempre quando Paolo VI mi chiese di accettare di essere vescovo. Rimasi talmente confuso, che non seppi dire una parola, salvo poi dire la sola che mi venne: obbedisco. Essere cristiani è essere come fanciulli che non conoscono la strada, ma si affidano ciecamente a Chi li prende per mano, pienamente fiduciosi, anche se a volte in qualcuno è forte la tentazione di dire 'no' alla voce di Dio, l'unica vera causa di 'tristezza' nella vita. "Mentre Gesù stava per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e gettandosi in ginocchio davanti a lui gli domanda: 'Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?'. Gesù gli rispose: 'Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre '. Egli allora gli disse: 'Maestro tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza'. Allora fissatolo, lo amò e gli disse: 'Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi'. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. "Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: 'Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno dei cieli!'. I discepoli rimasero stupefatti a queste parole, ma Gesù riprese: 'Come è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio!'. Ma i discepoli ancora più sbalorditi dicevano tra loro: 'E chi si può salvare?'. Ma Gesù, guardandoli, disse: 'Impossibile presso gli uomini ma non presso Dio! Perché tutto è possibile a Dio!'. Pietro allora disse: 'Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito'. Gesù gli rispose: 'In verità vi dico: non v'è nessuno che abbia lasciato casa, fratelli, sorelle o padre o madre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case, fratelli, sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni e nel futuro la vita eterna'. (Mc. 10, 17-30) Fa davvero pensare quel giovane, presentatosi a Gesù con entusiasmo, di fronte alla scelta del Maestro e alle sue richieste... rattristatosi, rifiuta di seguirLo, perché aveva molti beni! Fa davvero pensare il rifiuto del giovane, che si era presentato a Gesù con entusiasmo ed era stato scelto dal Maestro. Certo può sembrare un linguaggio duro questo offrirsi di Dio, come il più grande Amore, che deve occupare tutta la vita. Chissà quante volte, anche oggi, avviene questo rifiuto. Non si può comprendere come si possa rifiutare l'offerta di essere amati in modo totale da Dio, ma comprendiamo benissimo come la inevitabile conseguenza sia un profondo 'rattristarsi'. Del resto quale importanza possono avere tutte le cose di questo mondo, una volta che si è trovata 'la perla preziosa'. Possiamo ammirare, godere di tante bellezze e comodità della vita, sono sempre creature di Dio, ma sono, appunto, solo creature... passano! Eppure siamo pronti a venderle tutte per non perdere una sola fibra del Suo Amore? È questo davvero l'atteggiamento spirituale di ogni cristiano, qualunque sia la via maestra - matrimonio, vita consacrata... - che per lui il Padre ha disegnato? Fa davvero riflettere quello che da parte di tante mamme e papà che, fin da piccoli, indirizzano i figli verso traguardi che nulla hanno a che fare con la vita eterna. Ogni volta incontro giovani, mamme, papà, che hanno a cuore una vera educazione dei figli alla vita con Dio provo una grande gioia. È una gioia che vorrei fosse di tutti quelli che con me riflettono sul Vangelo di oggi. Dovremmo avere sempre davanti al cuore e alla mente le parole che Gesù rivolse a Pietro, che affermava: 'Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito... '. La risposta del Maestro è chiara, sicura e fedele: In verità in verità vi dico: 'Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madre e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna'. Mettere l'amore al Padre al primo posto, affidandoci alla Sua volontà, è la strada maestra, sicura, che auguro a tutti noi per essere davvero figli felici qui e, soprattutto, nella Casa del Padre. |