Omelia (21-10-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Gianni Caliandro * Oggi la parola di Dio contenuta nelle pagine bibliche che ascoltiamo ci costringe a superare l'idea che spesso può nascere nella nostra coscienza di un Dio "ragioniere". Quando sentiamo l'espressione: "quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione" (I lettura), come la intendiamo, di solito? Che vuol dire nella vita cristiana "riparazione"? Forse un po' ingenuamente, siamo abituati a concepirla come una sorta di breve e facile compensazione: ho sentito una bestemmia, e allora dico un Ave Maria, e così riparo alla bestemmia pronunciata. Ci sono i peccatori? E allora io mi faccio la comunione per loro. Visto che c'è un peccato, e un peccatore, allora io cerco di compensare con un'azione buona, o con una preghiera. Così, alla fin dei conti, lo scontrino finale è di segno positivo. Una visione di questo tipo è stata capace di inventarsi una sorta di algebra divina. Tanto di negativo e tanto di positivo, tanti meno, e tanti più. E Dio alla fine, quando lo troveremo alla cassa, farà il conto finale. * Ma le cose stanno proprio così? Basta questo tipo di concezione per comprendere che cosa sia la riparazione, in senso cristiano? Come per ogni cosa, è a Gesù che dobbiamo guardare. Del resto l'espressione ascoltata oggi, lo sappiamo bene, è contenuta in un testo che è una profezia della vicenda di Cristo, e i cristiani intravedono nella vicenda di quest'uomo misterioso, senza nome, che la fede del profeta chiama "il servo di Jahvé", quanto molti secoli dopo avverrà al Messia, a Gesù di Nazaret. È guardando a lui che possiamo comprendere che cosa voglia dire "sacrificio di riparazione". Guardando alla sua passione, ma anche alla sua vita. * E se allora volgiamo lo sguardo a Gesù nel racconto evangelico di oggi, che cosa possiamo imparare sul modo che Gesù aveva di "riparare"? C'è una situazione, segnata da un limite che rischia di rovinare tutto: nella comunità di Gesù c'erano delle forti ambizioni. I due fratelli vogliono fare carriera. E c'erano incomprensioni e lacerazioni provocate da questo atteggiamenti dei due: gli altri si indignano con loro, litigano. Che cosa fa Gesù di fronte a queste due situazioni? Ripara! E cioè: sta con loro, rimane con loro anche se si rende conto che c'è qualcosa che non va, parla, spiega, cerca di far fare loro un cammino perché la loro situazione cambi. * Innanzitutto sta: condivide la loro debolezza, dice la seconda lettura. Per Giacomo e Giovanni la debolezza è la loro ambizione. Gesù non se ne scandalizza, va a raggiungerli lì dove essi sono, non aspetta che essi escano da quella situazione mentale e spirituale sbagliata, pensando che potrà dialogare con loro solo quando ne saranno usciti, ma li raggiunge, e sta con loro. Mantenere la memoria che il Signore è con noi, non ci abbandona, anche mentre stiamo sbagliando, e forse proprio allora più che mai, è davvero una grande consolazione. * Poi Gesù dialoga con loro, cerca attraverso qualche domanda di aiutarli a comprendere che non sanno che cosa stanno dicendo, li aiuta a vivere davanti a Dio quel loro sentimento: lasciate fare a Dio. Evangelizza il loro errore, invitandoli a portare questo pensiero di carriera davanti alla presenza di Dio. Grande è la lezione di Gesù per noi: non dobbiamo aspettare di avere eliminato tutti gli errori per andare verso Dio, ma con i nostri limiti, e anche con i nostri peccati, possiamo e dobbiamo correre davanti a lui! * Infine Gesù, insieme a tutti gli altri nella comunità, prova a mettere in quella situazione un seme diverso: tra voi c'è un altro modo di essere. Parla della logica del servizio. Insomma ripara. E per lui riparare è stare, rimanere, non scappare scandalizzato, non cacciare nessuno, dialogare, provare ad iniziare cammini nuovi. * C'è un'espressione nella I lettura che dice sinteticamente tutto ciò: "si compirà per mezzo suo la volontà del Signore". La volontà di Dio è ciò che si compie quando si trova una persona, un uomo, una donna, che rimane nelle situazioni problematiche, assumendone anche i limiti, e prova a far iniziare cammini nuovi, nella logica dell'amore e del servizio. Per questo nessuno ha mai fatto la volontà di Dio, il Padre, come Gesù, il Figlio. La perseveranza di Gesù nell'amare tutti e sempre, la sua fedeltà al Padre anche nei momenti difficili, lo ha reso l'uomo della volontà di Dio, colui per mezzo del quale questa volontà di è compiuta definitivamente. Egli ha percorso fino in fondo la strada dell'amore, e così ha riparato il peccato del mondo, stando con i peccatori, rivolgendo loro la Parola, e finalmente indicando una nuova via, aiutandoli a percorrerla insieme a Lui. Da allora, grazie alla volontà di Dio fatta carne, il mondo è riparato. * Non abbiamo bisogno di ragionieri, abbiamo bisogno di riparatori. Che siano capaci di un inarenabile, tenace, inflessibile amore. In ogni situazione della vita, personale e comunitaria. |