Omelia (15-02-2004)
don Roberto Rossi
La vera ricchezza: la fiducia nel Signore

Il messaggio fondamentale della liturgia di oggi è racchiuso in una contrapposizione che troviamo sia nel brano del profeta Geremia, come nel salmo, sia nel vangelo delle beatitudini come le ha scritte S. Luca. Si tratta di accogliere con fede queste parole di Dio e di assaporare la verità profonda che esse contengono. Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nelle cose materiali il suo sostegno e allontana dal Signore il suo cuore... Benedetto l'uomo che confida nel Signore... egli è come un albero piantato lungo l'acqua, non teme pericoli, non smette di produrre frutti (Geremia). Beato l'uomo che pone la speranza nel Signore... la via degli empi andrà in rovina (Salmo 1).
Gesù dice nel vangelo: Beati voi poveri, perché vostro è il regno... Rallegratevi perché la vostra ricompensa è grande nei cieli. Ma guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione.
Gesù è nato ed è vissuto povero, ha insegnato la virtù della povertà. Occorre precisare che la povertà non è la miseria. E' stato durissimo sull'idolatria della ricchezza che diventa la fonte di ogni male e di ogni ingiustizia. E Dio difende sempre la giustizia, cioè la dignità di ogni persona, cominciando dai più poveri, i sofferenti, gli emarginati, i miserabili della terra... e sono tanti nel nostro mondo!
Forse il commento più preciso a questo testo delle beatitudini è la parabola che Gesù racconta sul povero Lazzaro e il ricco epulone. La vita su questa terra è sempre breve, la vita nei cieli è eterna. Che cosa serve all'uomo guadagnare anche il mondo intero se poi perde la sua anima per sempre? Chi vive solo per il benessere materiale e non pensa al suo futuro eterno, chi pensa solo a fare soldi in qualunque maniera, chi è causa della miseria... e non vive nell'amore ai fratelli per meritare la vita eterna, si illude e si sbaglia.
Per capire più in profondità il pensiero di Gesù, bisogna confrontare le due frasi ascoltate:
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione.
Il Signore rovescia i concetti di povertà e di ricchezza; rivela un diverso tipo di ricchezza e un diverso tipo di povertà. Gesù vuol dire: Beati voi poveri, perché in realtà siete ricchi! (Dio vi ama, vi difende, vuole la vostra salvezza su questa terra e soprattutto nell'eternità, per voi che avete sofferto tanto, vuole preparare tutti i veri beni che dureranno per sempre...). Guai a voi ricchi, perché in realtà siete poveri (Perché siete poveri di amore, di valori; avete il cuore chiuso, non amate e non condividete, non sollevate i poveri, rischiate di fare tanto male con le vostre ricchezze, rischiate di perdere la vita eterna di Dio e allora sareste i più miserabili...)
L'opposizione vera non è, perciò, tra ricchi e poveri, ma tra ricchi di fronte al mondo e ricchi di fronte a Dio. Quella che conta è la ricchezza davanti a Dio.
Gesù ci invita a vivere la virtù della povertà, "confidando nel Signore", ci invita a santificare ogni sacrificio e ogni situazione della nostra vita, anche le più difficili o dolorose, ci invita a trovare la gioia (la beatitudine) nell'amore al prossimo, nella condividere con gli altri ciò che abbiamo, specie con chi ha più bisogno. Non si tratta di dare soldi (quando è possibile faremo anche questo, ma molte volte non ci è possibile). Ma è sempre possibile dare amore, comprensione, incoraggiamento, fiducia,..."un sorriso".
I santi e tante anime belle hanno saputo vivere le beatitudini: essi sono la testimonianza che le beatitudini sono vere, sono possibili, sono ciò di cui abbiamo veramente bisogno.