Omelia (24-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti? A volte chi ha Fede pensa che il Signore parli solo a lui. Chi crede in Dio ma si sente lontano da Lui per cose che non gli tornano o per troppi peccati commessi invece pensa che il Signore non parli per lui. Chi non crede in Cristo non sa che il Signore parla anche per lui. Le parole del Signore sono insegnamenti di vita per tutti, sono una filosofia che va al di là della nostra vita terrena. Le persone leggono di tutto, dai romanzetti rosa alle riviste scandalistiche, dalla cronaca nera ai romanzi polizieschi, ma in molti si guardano bene dal leggere il Vangelo, eppure è un bellissimo libro che insegna bellissimi principi sui quali tutti dovremmo interrogarci. Valori che se accolti e inseriti nella nostra vita quotidiana migliorerebbero la vita di tutti. Oggigiorno nella nostra società mancano degli ideali da seguire, manca una morale. Si seguono cantanti, attori, calciatori, si pende della loro labbra, lasciamo che ci insegnino a parlare, a vestire, a mangiare e come pecore li seguiamo anche dovessero cascare in qualche burrone. Eppure in pochi seguono Gesù, la Sua dottrina, i suoi insegnamenti. La Chiesa ha fatto errori e per molti li fa ancora, ed essendo fatta di uomini in certi casi è persino vero, ma il Vangelo è altra cosa. Lo si può leggere anche senza essere mai entrati in una chiesa, aver mai partecipato ad una Messa, essere stati battezzati. Con i miei ragazzi ogni sera facciamo una riunione, partiamo da una frase del Vangelo del giorno per arrivare a parlare dei problemi che ognuno di noi incontra nella quotidianità, cercando di vedere la cosa da due punti di vista, sia dalla parte di chi crede, ma valutiamo ciò che quel giorno ci dice il Vangelo anche con gli occhi di chi non ha Fede, ci interroghiamo su quale sia l'insegnamento che Gesù, che parla a tutti attraverso il Vangelo, quel giorno vuole darci. Oggi, ad esempio, ci dice di stare pronti perché non sappiamo quando scoccherà la nostra ora, quando dovremo morire. Dal punto di vista del credente queste parole suonano come un avvertimento del Padre a comportarci sempre bene per non salire in Paradiso con la coscienza sporca. Dal punto di vista di chi non ha Fede è un monito a comportarci sempre bene per non lasciare un brutto ricordo di noi su questa terra, specialmente in considerazione che se ci fosse un al di là (possibilità che nemmeno un ateo convinto può obiettivamente scartare) sarebbe meglio arrivarci puliti e senza aver fatto cose di cui vergognarsi che potrebbero compromettere la nostra vita eterna, nel caso ce ne fosse una. |