Omelia (25-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Quante volte ci capita di non dormire notti intere pensando a cose che dovremo fare, passaggi obbligati della vita, ma che ci turbano profondamente. Ansie, preoccupazioni, malattie, esami, ognuno ha il suo peso, la sua croce. Gesù sapeva che sarebbe dovuto morire, era uomo come noi, provava le nostre stesse sensazioni, sudava come sudiamo noi, uguale a noi fuorché nel peccato. Ora pensate di essere stati condannati alla pena di morte per un reato che non avete commesso, ed avere già chiara la data dell'esecuzione. Quanta angoscia albergherebbe in voi? Quante notti insonni, quanta fatica nel proseguire la vostra vita che ha un termine? Riuscireste a pensare agli altri? Quando penso questo mi immedesimo in Gesù, non una condanna per Lui, ma una scelta d'amore, come il francescano Massimiliano Kolbe che offrì la sua vita per salvare quella di un padre di famiglia condannato alla morte per fame dalla gestapo. Siamo disposti a morire per uno sconosciuto? Non credo. Ognuno cura il proprio orticello, pensa alla sua vita, ai suoi spazi, al suo futuro. Ma quanti pensano agli altri, specie se non c'è un legame di sangue? Madri che darebbero la vita per i figli ne ho conosciute tante, mia madre per prima si sarebbe buttata nel fuoco per me, ma pensateci, cosa sareste disposti a fare per uno sconosciuto? Ben poco, immagino sia la risposta di molti, purtroppo. In pochi darebbero la vita per un altro, ma difficilmente questo ci viene richiesto. Ciò che il Signore nel Vangelo ci domanda è cosa siamo disposti a donare di noi stessi, al di là del superfluo? Troppo spesso la risposta è "niente", ho già tanti problemi per conto mio, perché addossarmi i problemi di altri che nemmeno conosco? Ma chi sono gli altri? Sono figli di Dio, come lo siamo noi, sono nostri fratelli, figli, padri, madri, sangue del nostro sangue, stesso dna che deriva dalla nostra condizione umana e ben pochi sono coloro in grado di dare qualcosa per migliorare la vita di altri. Non parlo di denaro, sarebbe fin troppo facile, parlo di sé stessi. Una cena con un amico noioso che ti parla dei suoi problemi, un'ora da dedicare a chi soffre, una giornata di fatica per aiutare qualcuno in un lavoro. Cose difficili? Al giorno d'oggi così vediamo il volontariato, l'accogliere un bambino in affidamento, il portare avanti un rapporto impegnandosi oltre ogni limite, il sacrificare la nostra esistenza per il bene di un gruppo di persone. Vi garantisco che non sono sacrifici fini a sé stessi, sono investimenti, sono mattoncini che costruiscono le fondamenta della nostra felicità. Vivere per gli altri è strettamente proporzionale alla felicità che possiamo avere. Tutti noi dovremo morire, tutti passeremo momenti tristi e bui, tutti saremo oggetto di giudizi negativi, ma l'unica arma per combattere la paura di questi momenti è l'Amore. Più ameremo e maggiore sarà la gioia che riceveremo, non tanto un contraccambio da coloro che aiutiamo, quanto la certezza che stiamo facendo qualcosa di buono della nostra vita. Ditemi se dei migliaia commercialisti, avvocati, commercianti che ci hanno preceduto, che hanno vissuto e che sono morti si ha un vago ricordo. Le loro gesta si perdono nel tempo. Ma un solo atto di bontà, oppure una vita spesa per gli altri, porta ad essere ricordati per sempre, ma sopratutto porta gli altri a prendere esempio e migliorare il mondo. Penso che chiunque di voi vorrebbe essere ricordato per aver vinto il Nobel per la medicina per aver sconfitto il tumore, ecco qui in ballo c'è molto di più, c'è la vita eterna, che è ben più di un Nobel. Ogni ricercatore che tenta di trovare la strada per addivenire ad un vaccino, ad una cura per certe malattie, fa mille tentativi e nella maggior parte delle volte non riesce a fare un passo avanti, pur dedicando la vita a questa sua missione. Aiutare il nostro prossimo, rendersi disponibili alle esigenze di coloro che incontriamo sul nostro cammino non è tempo perso, ma ogni minuto che dedichiamo agli altri è gioia che aggiungiamo nel nostro cuore, è il Nobel che il Signore ci assegna ogni giorno, senza clamori, nella semplicità della vita, ma sono proprio le cose semplici quelle che ci rendono maggiormente felici. |