Omelia (26-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quante volte ci mettiamo in cattedra a voler insegnare a chiunque come si fa a vivere. Riusciamo a vedere negli altri ogni possibile difetto, ma non siamo in grado di valutare ciò che nella nostra vita c'è di giusto e cosa di sbagliato. Il vero problema non è tanto il non saper giudicare le nostre azioni, ma semmai il non volerlo fare. Con i miei ragazzi ne ho un esempio praticamente quotidiano. Hanno una buona capacità di critica verso il mondo, riescono a vedere le cose storte, sono pronti a fare battaglie per le ingiustizie dell'umanità, ma come sono deboli nel vedere le loro mancanze. Giudicano le bugie e le falsità con forza, ma sono i primi ad usarle per poter ottenere qualcosa. Non si deve generalizzare, infatti ognuno di loro sta facendo un suo percorso. Alcuni cominciano a guardarsi allo specchio e riescono a vedere gli sbagli che fanno, specie se li accostano ai comportamenti di altri giudicati negativamente da loro stessi, altri purtroppo prediligono la comodità di poter avere ciò che desiderano senza lottare e cercano di accaparrarsi ogni cosa senza chiederla né meritarla, anzi, giustificano ogni loro atto come necessario per arrivare ad avere tutto e più di tutto. Quelli più onesti vedono gli altri superarli, vedono che coloro che mal si comportano hanno ciò che desiderano e diventa difficile, specie per un adolescente, restare nei limiti della correttezza. Ma spiego sempre loro, per dare forza a chi cammina sulla giusta strada e redarguire chi invece prende sentieri sbagliati, che alla lunga la tartaruga supererà la lepre. La vita è piena di ostacoli e chi non avrà imparato a lottare dovrà vivere di espedienti perché davanti ad ogni problema scapperà a gambe levate pur di non affrontarlo, pur di non dover ammettere di aver sbagliato. Uno dei nostri ragazzi, ormai arrivato a 24 anni, da diciannove con noi, ha preso a camminare su vie che lo portano lontano dalla correttezza e dalla legalità che abbiamo sempre cercato di trasmettergli. E' fuori casa da ormai due settimane e nell'unico incontro che ho avuto con lui ho provato a dargli quello che forse potrebbe essere l'ultimo insegnamento, di guardarsi allo specchio, individuare i suoi problemi e decidere di cambiare rotta. Ovviamente non è cosa facile e forse da solo non potrà mai farcela, ma se non decide che vuole cambiare e non comincia a lottare, nessuno potrà aiutarlo. Ognuno di noi deve imparare a guardarsi dentro, a fermarsi un istante e capire quale sia la direzione della sua vita per valutare cosa cambiare e cosa salvare, magari facendosi anche aiutare da qualcuno che ci vuole bene e di cui ci fidiamo. Io per primo se guardo indietro nel mio passato vedo miriadi di errori, di difetti, qualcuno sanato, qualcuno in via di lento miglioramento, ma altri ben duri da sradicare ed altri ancora che iniziano a prendere piede. Deve esserci un monitoraggio costante, non dobbiamo temere di confrontarci con noi stessi perché abbiamo tutti le forze per cambiare, per migliorarci, l'unica arma che ci serve è la nostra volontà. Se vogliamo, possiamo farcela. |