Omelia (02-11-2012) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giobbe 19,26-27 Vedrò Dio. Io lo vedrò. I miei occhi lo contempleranno non da straniero. Gb 19,26-27 Come vivere questa Parola? La ricorrenza dei morti, che oggi siamo chiamati a vivere, per alcuni è fonte di amaro rimpianto, per altri di un ricordo vestitosi di dolore ma soprattutto rivestito dalla gran luce della speranza cristiana. Già nell'Antico Testamento Giobbe, nel libro biblico di profonda umanità e poesia, esplode in una affermazione che è certezza. No, non come uno straniero, ma come creatura amata dal suo Creatore, egli vedrà Dio. E vedendolo, rivivrà in un mondo di luce. Questa certezza si approfondisce nel Nuovo Testamento con le parole stesse di Gesù: questa è la volontà del Padre mio: che chiunque crede nel Figlio abbia la vita eterna. E aggiunge: io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Ecco, la scommessa è qui! Ero giovanissima: ricordo ancora quando, mentre piangevo in preda a nera desolazione perché mi era morta una persona cara, ci fu chi mi accostò con affetto e mi disse: non accasciarti nel dolore come quelli che non hanno speranza. Se come bene ha detto il card, Carlo Maria Martini, "la Fede è un affidarsi a Dio che vince l'angoscia; questo affidamento diventa speranza. Sì questa vita passa ma non è tolta; è solo mutata in meglio: sarà eterna. E per sempre godremo l'abbraccio di Colui che - Padre Madre perché nostro Creatore- ci ha amato e ci ama. Mio Signore e mio Dio! Facciamo mia l'invocazione di S. Tommaso apostolo aggiungendo: CREDO! La voce di un grande scrittore L'Eternità non è qualcosa. È Qualcuno. Anthony Bloom |