Omelia (28-10-2012)
don Giovanni Berti
Un cieco dalla fede cieca

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Sono stato a Gerico questa estate. Nel pellegrinaggio organizzato con i giovani della parrocchia, abbiamo previsto un cammino di 3 ore nel deserto, partendo da un punto in mezzo alle colline rocciose e aride della Giudea, fino alla città di Gerico, o almeno quella che oggi porta lo stesso nome, e che conserva ancora qualche resto della città dei tempi di Gesù.
Per vedere Gerico bisogna quindi farsi questo viaggio in Israele, ma per vedere Bartimeo, il cieco che sta lungo il cammino e che incontra Gesù, non si deve fare così tanta strada.
La prima cosa infatti che ho pensato leggendo questo racconto è che Marco spende più di una parola per dirci qualcosa di questo personaggio che non rimane anonimo. Capita spesso che alcuni personaggi del vangelo sono quasi privi di descrizione e privi anche del nome. Qui invece ci viene detto chi è e di chi è figlio. Al contrario la folla che sta attorno Gesù, rimane senza un nome.
Questo povero sappiamo quindi dove trovarlo e conosciamo anche il nome e anche di chi è figlio. Non possiamo quindi rimanere ciechi e non vederlo, facendo finta di nulla.
I poveri attorno a noi sono spesso invisibili, non perché non ci sono, ma perché noi non li vediamo. Sembra che abbiamo una specie di filtro agli occhi per non vedere le povertà e sofferenze che incontriamo. Questo Bartimeo è visto solamente come una gran seccatura. Le sue grida a Gesù ("Figlio di Davide, abbi pietà di me!") sono smorzate dai rimproveri della folla che non lo vuole vedere, e vorrebbe passare più avanti, impedendo l'incontro con Gesù.
In questa folla di personaggi che non hanno nome, forse possiamo vedere proprio noi stessi, noi come singoli cristiani e anche l'intera comunità cristiana.
Ma il desiderio di Bartimeo di incontrare Gesù buca la barriera, e arriva all'orecchio attento di Gesù, che toglie così dall'ombra questo non vedente che nessuno vuole vedere.
Pensiamo che il miracolo della vista fisica ridonata sia l'unica guarigione di questo racconto. In realtà Gesù dona luce non solo agli occhi del cieco, ma dona nuova vista anche a questa folla, nella quale si mescolano anche i suoi discepoli. Gesù con quell'ordine ("Chiamatelo!") guarisce la folla dalla cecità e la trasforma da" barriera" a "ponte". E' infatti attraverso le persone che stanno attorno a Gesù che il cieco può venire al Signore, e dal margine della strada a mendicare si ritrova ora al centro.

La folla cieca diventa vedente, e capace di accogliere un nuovo fratello al quale non rimprovera più le grida, ma al contrario fa coraggio! Questa è la comunità cristiana!
Se Bartimeo è l'immagine dell'uomo che cerca Dio in ogni situazione di vita, specialmente quando è più difficile e disumana, la folla è la Chiesa, siamo noi. Anche per noi è necessaria una guarigione dalla cecità che ci rende incapaci di vedere i poveri e le nostre stesse povertà. L'ordine di Gesù a chiamare il cieco è traducibile oggi nella nostra continua missione, che è quella di essere "ponte" verso Gesù, verso il Vangelo per tutti coloro che cercano una luce nelle tenebre della loro vita. Non possiamo mai, per nessun motivo, smorzare le domande degli uomini che cercano di risollevarsi dai bordi delle strade della vita. Al contrario dobbiamo fare coraggio e indicare la strada.
Gesù opera il miracolo dopo aver messo in luce il coraggio e la fede di questo cieco. Per andare da Gesù Bartimeo ha persino lasciato a terra il suo mantello, l'unica copertura e difesa per un povero mendicante. Ha quindi ragione Gesù a dire "...la tua fede ti ha salvato". Questo Bartimeo è il vero credente che si fida ciecamente di Gesù ancor prima di ricevere quel che chiede. E con la vista riceve anche una nuova prospettiva per la vita, un nuovo modo di vedere se stesso e gli altri: diventa discepolo.


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