Omelia (31-10-2012) |
Riccardo Ripoli |
Sforzatevi di entrare per la porta stretta Già dall'adolescenza capiamo la differenza tra il bene ed il male, forse i ragazzi non hanno l'esatta percezione di tutto ciò che sia lecito e di cosa non lo sia, ma hanno gli strumenti per giudicare ogni singolo avvenimento, anche con l'aiuto di persone più mature di cui potersi fidare. Nessuno di noi potrà un giorno dire "ho sbagliato perché non sapevo", e se ciò dovesse accadere, può succedere una volta, non un numero infinito. Chi gioca d'azzardo, chi beve, chi violenta, chi uccide, chi risponde male è consapevole che quel comportamento non è cosa buona nei confronti degli altri. Allora cosa scatena ognuno di noi a comportarci male in talune situazioni? E' la nostra volontà, il desiderio di ottenere qualcosa nel modo più facile. Così chi alza la voce si vuole imporre per evitare la fatica di un ragionamento; chi beve o si droga vuole fuggire da una realtà di dolore, sofferenza, solitudine anziché impegnarsi a socializzare; chi ruba si vuole impossessare di qualcosa senza dover sudare per conquistarla; chi uccide vuole togliere un ostacolo dal suo cammino pensando soltanto a se stesso; chi violenta si prende con la forza ciò che gli è precluso. Non saper accettare la realtà, trovare il modo più semplice per vivere, o meglio, per vivacchiare, per andare avanti un passo senza pensare al passo successivo, vivere oggi non pensando al domani, vivere egoisticamente senza alcun interesse per il prossimo. La porta stretta di cui parla Gesù, e qui la morale trova tutti concordi, anche chi non ha Fede, è quella di fare la cosa giusta, di faticare per conquistare un diritto, una persona o l'oggetto del nostro desiderio. In molti scelgono la strada larga, in molti rubano, le vicissitudini politiche degli ultimi tempi insegnano molto a tal proposito, ed ottengono tantissimo. Penso che per ogni persona che viene scoperta con le mani nella marmellata, ce ne sia uno stuolo dieci volte maggiore di gente che la fa franca. Non dobbiamo maledirli, a volte invidiarli e spesso prenderli da esempio dicendo "rubano tutti e non gli succede nulla, rubo anche io" oppure "ha rubato, è finito in carcere, ma dopo pochi anni è uscito e si gode il frutto delle sue ruberie, il gioco vale la candela, lo faccio pure io". Mi viene da domandare a lor signori "come vi sentite nel togliere risorse agli altri, come vi sentite nel vedere che in molti fanno la fame per pagare le tasse e voi le sottraete per il vostro godimento personale, come vi sentite a prendere un profumo da un negozio senza fare fatica?" In molti purtroppo si sentono furbi, più bravi degli altri, in gamba nel saper trovare gli escamotage nelle pieghe della legge e non si preoccupano di di cosa potrà succedere domani. Quello che in molti non vedono, quando invidiano chi pur rubando ha ottenuto tutto dalla vita, è il pensiero costante di essere scoperti, la perdita di affetti se finiscono in galera, la falsità delle persone che stanno loro vicino e, talvolta, il rimorso di aver fatto del male. Mia mamma diceva sempre "quando vai al letto guardati allo specchio, e durante il giorno fai di tutto perché alla sera tu possa vedere in quello specchio una persona onesta". Non è facile essere coerenti, fare la cosa giusta, lasciare da parte la vendetta ed abbracciare il perdono, sopportare per il bene degli altri. Non è facile, ma è necessario che ognuno si sforzi, come dice Gesù, di passare dalla "porta stretta", di scegliere quella strada che, seppur in salita e piena di ostacoli, ci porta alla conquista delle mete che ci siamo prefissati di raggiungere. Una alla volta. Madre Teresa diceva "non è bravo chi resiste alle tentazioni, è bravo chi non ha tentazioni", ed è su questo che dobbiamo lavorare. Non si deve essere tentati dall'avere ciò che non possiamo ottenere in modo corretto e legale, dobbiamo scacciare quel tarlo che a volte ci dice "prendilo", dobbiamo pensare ad altro, dobbiamo impiegare le nostre forze, energie, tempo, furbizia in qualcosa di costruttivo. Chi non ha mai provato non può capire di cosa stia parlando, ma quanto è bello ottenere qualcosa con la nostra forza di volontà dopo anni di duro lavoro svegliandosi alle 6:00 del mattino per andare a letto a mezzanotte con le mani o la testa doloranti, non dobbiamo guardare a coloro che senza fatica hanno conquistato in un'ora di furto, o con un semplice clik per un bonifico, mille volte di quello che a noi è occorsa una vita per guadagnarcelo. Avranno la villa ai Caraibi, lo yacht di sessanta metri, abiti firmati ed ogni sera berranno champagne, ma non avranno quello che le persone con i calli alle mani e il mal di testa possono vantarsi di avere: l'Onestà. Per molti non è un valore, è solo una stupidaggine perché nella giungla il più forte, il più furbo uccide il più debole, ma con una differenza, nella giungla c'è un equilibrio e non c'è animale che uccida l'altro o non si procuri cibo in altro modo se non ne ha una reale necessità per la propria sopravvivenza. L'uomo invece vuole avere di più, sempre di più e non si accontenta mai. Ho imparato, stando con i miei ragazzi, la semplicità delle cose, conquistare non per accantonare, ma per far vivere decentemente i bambini che il Signore vuole inviarci. L'onesta ti fa dormire sonni tranquilli anche quando ti accusano, ti fa godere in pieno delle giornate che vivi, ti fa amare da poche ma brave persone, ti fa sperare che il tentativo di passare sempre dalla porta stretta possa dare gioia a Colui che invochiamo perché ci aiuti e ci stia vicino. A volte, quando sento alla televisione che hanno scoperto un covo di un mafioso latitante e vi hanno trovato decine di immagini sacre, mi viene da pensare alla stoltezza di quelle persone, ma davvero pensano che il Signore possa esaudirli se continuamente rubano, ammazzano, taglieggiano, irretiscono minori per avviarli al crimine? Come possiamo pensare noi di essere ascoltati da Dio se non ci sforziamo di passare dalla porta stretta? |