Omelia (14-10-2012) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Marco 10, 17-30 Lectio 17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Già dal primo versetto questo brano ci rivela il suo argomento principale: il seguire Gesù. Infatti la scena avviene per la strada. Chi segue Gesù lo segue per la strada che sta percorrendo. Ricordiamo che Gesù sta andando a Gerusalemme dove sapeva che avrebbe incontrato la morte. Un uomo gli viene incontro e si inginocchia davanti a lui. E' un gesto molto forte, chi lo compie si sottomette completamente a colui davanti al quale il gesto viene compiuto. Nel Vangelo è compiuto in particolare da chi chiede a Gesù un miracolo (cf. Mc 1,40). In questo caso si tratta invece della richiesta di un insegnamento. Un pio ebreo chiede a un rabbi competente quale sia il modo migliore per ottenere la salvezza. Egli lo chiama Maestro buono, questo sembra suggerire un grande entusiasmo da parte dell'interlocutore e il desiderio sincero di seguire i suoi insegnamenti. 18 Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. La risposta di Gesù è piuttosto brusca, sembra voler scoraggiare l'uomo che lo interpella. Oppure si tratta della controdomanda del rabbi che aggiusta il tiro. Non è un uomo, anche se saggio, che ti può dire come raggiungere la vita eterna. E' Dio, che nella sua bontà, ti ha indicato la via da seguire. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". Gesù ricorda la via che era suggerita ad ogni ebreo, l'osservare i comandamenti. Questo era richiesto a chiunque volesse mettersi in ascolto del Signore, a chiunque voleva vivere una vita serena e felice. I comandamenti però non sono elencati nel solito ordine. Si tratta solo dei comandamenti della seconda tavola del Decalogo, cioè quelli riguardanti il rapporto con il prossimo. In essi si può vedere inoltre la loro valenza sociale, atta ad assicurare una buona convivenza con i propri simili. L'ultimo, al posto più importante, è quello riguardante i genitori. Gesù riprende la legge ebraica ma rivendica a sé la capacità di dare la nuova legge. Non dà una legge nuova, ma indica, attraverso i dieci comandamenti, la via per andare verso ciò che è più importante. 20 Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". L'uomo afferma di conoscere bene il Decalogo e di averlo osservato fin dalla propria giovinezza, cioè fin dal momento in cui aveva avuto l'uso della ragione e la capacità di dirigere i propri atti. Non capisce la nuova portata della legge di Gesù e rivendica la propria "giustizia" in virtù della legge mosaica. Torna qui come la domenica scorsa, il limite della legge di Mosè, che indica il bene, ma non dà le energie sufficienti per seguirlo fino in fondo. 21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Gesù a questa risposta guarda quell'uomo con benevolenza. La parola "lo amò" può indicare anche un gesto concreto di affetto, un abbraccio o un bacio. Gesù è compiaciuto di questo uomo, perché non si ferma alla propria giustizia, a ciò che ha fatto finora, ma è in ricerca. Solo adesso gli dà la risposta che l'uomo chiedeva, solo dopo aver saggiato le sue vere intenzioni. La realizzazione totale dei comandamenti di Dio si trova nell'amare Dio con tutto il cuore. Dio vuole l'uomo nella sua interezza. Gesù ha visto che all'uomo ormai manca solo una cosa per realizzare questa completa appartenenza a Dio e glielo dice: deve essere libero dalle proprie ricchezze. Gli chiede la rinuncia ai beni e l'elemosina ai poveri. Quest'ultima era uno dei capisaldi della religione ebraica, intesa come un redditizio "tesoro in cielo" che avrebbe avuto il suo peso nel giudizio finale. Gesù chiede qualcosa di più. Chiede tutto. In questo caso non si deve pensare che Gesù sia a priori contro la ricchezza. La rinuncia alle ricchezze era necessaria per quell'uomo in quel momento. L'insegnamento vale per tutti nel senso di saper rinunciare a tutto ciò che non ci permette di appartenere completamente al Signore, per qualcuno saranno le ricchezze, per altri degli affetti troppo forti, il desiderio di autoaffermazione, ecc. 22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. La reazione dell'uomo è eloquente e rivelatrice. Non è indignato, ma colpito e triste. Gesù ha colto nel segno, ha colto l'unica cosa di cui quell'uomo aveva bisogno e che non riesce a fare. La rinuncia ai beni non significa di per sé sequela o vita eterna, ma in particolari condizioni può essere una condizione necessaria per poter seguire Gesù ed entrare nella vita eterna. E' lui l'unico bene necessario, ciò che sta sopra a tutto. Non sappiamo se poi il ricco abbia rinunciato ai suoi beni, se abbia continuato per la sua strada, se sia stato punito come l'epulone di Lc 16,19-31. Ciò che importa qui è sottolineare l'importanza della comunione con Gesù. 23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". Il Vangelo continua con l'insegnamento ai discepoli e di riflesso alla comunità di Marco, e lo eleva a un'affermazione di principio. Coloro che hanno ricchezze hanno una difficoltà in più ad accogliere il regno di Dio. Le ricchezze terrene hanno un fascino molto forte e avvincono il cuore dell'uomo, distogliendolo dal desiderio di entrare in comunione con Dio. Come si vedrà più sotto, è difficile ma non impossibile. 24 I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! Alla reazione spaventata dei suoi discepoli Gesù coglie l'occasione per approfondire il suo insegnamento. Ripete l'affermazione come artificio retorico, per attirare l'attenzione su quanto sta dicendo. Non sembra che voglia dire che entrare nel regno sia difficile in generale, infatti più sotto parla ancora delle difficoltà che hanno i ricchi per entrare nel regno di Dio. 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Questa affermazione è una delle più famose del Vangelo. C'è chi ha cercato di attenuare il paradosso, come è stato fatto, dicendo che la cruna dell'ago era una porta piccola e stretta di Gerusalemme, oppure dicendo che il cammello era anche il nome di un particolare tipo di corda. Gesù qui mostra il gusto orientale dell'iperbole e il senso in ogni caso è lampante. Non si tratta di un'affermazione assoluta che valga in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Gesù non esclude i ricchi dal regno di Dio, ma vuole mantenerci in guardia nei confronti delle ricchezze e della loro forza nel distogliere dall'amore di Dio. 26 Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". La reazione dei discepoli è legittima. Anche se poveri tutti sentono il fascino della ricchezza e questo può essere un ostacolo per tutti, anche per coloro che non sono molto danarosi. 27 Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio". Gesù risolve il dilemma ricordando che tutto è possibile a Dio. Questa affermazione si trova per la prima volta in riferimento alla maternità inaspettata di Sara, l'anziana moglie dell'anziano Abramo (Gn 18,14). Come Dio può far generare un grembo sterile e vecchio, come può far nascere figli di Abramo dalle pietre (Lc 3,8), Egli può anche far in modo che un ricco entri nel suo regno. Quando le risorse umane sembrano essere esaurite, si apre una possibilità in più per l'azione di Dio. C'è dunque anche salvezza per il ricco, ma non grazie a sforzi personali, grandi prestazioni ascetiche, ma solo in virtù della grazia di Dio. E' una parola provocatoria ma anche di grande consolazione. 28 Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Pietro prende la parola a nome di tutti e apre a un ulteriore insegnamento di Gesù. Ciò in cui il ricco aveva fallito, è riuscito nei discepoli di Gesù. Essi hanno lasciato tutto e hanno seguito Gesù, il riferimento è a Marco 1,16-20. Ma non hanno proprio lasciato tutto, poiché Gesù spesso usa la loro barca e talvolta si parla della casa di Pietro a Cafarnao. 29 Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, Ecco il nuovo insegnamento di Gesù, reso solenne dall'introduzione In verità (Amen). Sembrano parole di incoraggiamento per quanti nella comunità di Marco si sentivano un po' scoraggiati davanti alle difficoltà dell'aver abbracciato la fede. Essi avevano lasciato la loro famiglia per seguire Cristo, questo può suggerire anche le spaccature che all'interno della famiglia doveva comportare la scelta della nuova religione rispetto ai culti antichi. 30 che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Questa è la ricompensa per coloro che hanno seguito Cristo, hanno avuto una nuova famiglia, più grande, nuove ricchezze. Il dire già ora cerca di attutire il rimando a beni futuri, ricorda che il Regno di Dio è già su questa terra. La comunità di Marco subiva persecuzioni, quindi aveva bisogno di sentirsi dire che questo faceva parte della sequela. Aveva bisogno anche di una consolazione più diretta, più tangibile, il riferimento a una vita di fraternità ricca di affetti e di aiuto reciproco. Ciò non toglie il riferimento alla vera ricompensa, alla vita eterna in un tempo futuro, quella che il ricco aveva chiesto a Gesù di poter ottenere. Meditatio - Anche io desidero la vita eterna, la piena comunione con Dio? - Quali sono le ricchezze (materiali o meno) che sento di ostacolo alla piena comunione con Dio? Quale è il mio atteggiamento nei loro confronti? - Cosa ho lasciato perdere finora "per guadagnare Cristo"? Orazione (colletta della 28a domenica del tempo ordinario) O Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell'uomo, non c'è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo.. |