Omelia (01-11-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Marco Simeone Oggi è la festa di tutti i santi, una festa che introduce questo binomio "tutti i santi e tutti i defunti" così caro a tutti noi. Il brano di riferimento tratto dal Vangelo è quello delle beatitudini. Vi confesso che fin da bambino ho avuto un rapporto di amore-odio verso questo brano: alla prima lettura mi sembrava di fare come con le figurine: "ce l'ho, ce l'ho, ci finisco la pagina..." e ogni volta con qualche dato a supporto, sono stato mite con Luigi, ho desiderato che tutti (gli altri) fossero giusti, qualcuno ha sparlato di me... Subito dopo cominciava il senso di colpa: però non sono stato mite con Patrizio, non ho pianto, etc.. Risultato: meglio saltare le beatitudini, rimandandole ad un poi. Da grande ho ripreso la lettura, ma la tentazione delle figurine c'è sempre; credo, però, che s.Matteo su quella montagna non volesse innescare questo, e tantomeno Gesù. A leggere bene questo brano inizia in modo solennissimo: montagna, Gesù seduto come il vero maestro che insegna, i discepoli che ascoltano. È praticamente la scena del Sinai e la consegna dei comandamenti (così la vede Matteo e così ci suggerisce di guardarla); anche se poi il monte identificato è sotto il livello del mare e ed è una splendida collina. Però è come dire: guarda che in queste parole c'è la legge nuova, c'è il pensiero di Dio, c'è la spiegazione di come ragiona Dio e se vuoi essere in alleanza con Lui, se vuoi essere in comunione con Lui devi ragionare così. Non ci sono annesse punizioni (del tipo: "chi non fa questo sia lapidato...") ma la promessa di felicità; il tono è solenne, ma non mette paura (sul Sinai Mosè va da solo perché tutto il popolo si era impaurito alla voce del Signore), anzi. Gesù sceglie di dichiarare beato chi vive in un certo modo: la beatitudine non è promessa (sarà beato chi ...) ma è annunciata (guarda che sei beato tu che vivi così...), perché spesso chi vive così non si sente beato, perché non è capito, va controcorrente, si sente vulnerabile davanti alla fatica di ogni giorno, perché non si arma come gli altri, allo steso tempo si sente di dover fare così per essere se stesso. Dio gli dice "bravo!" bravo che sei povero, perché sei nella verità e non ti scandalizza il tuo essere "parziale" non autosufficiente, perché sei fatto per fare squadra con Dio. Beato te che sei capace di essere afflitto e non sei "implasticato" come tanti che sono avidi di sentimenti e di emozioni altrui ma non hanno un cuore capace di amare e di accompagnare il fratello che soffre. Beato te che sei mite e non schiacci i fratelli, ma con la forza della verità continui a guidare questo mondo verso la pace. Beato te che sei affamato e assetato della tua giustizia, significa che desideri essere "giusto" cioè come Dio ti vuole, con tutte le tue forze e non ti lasci ingrigire ed omologare. Beato te che sei capace di misericordia e non sei carnefice del tuo fratello che, certo non è innocente, ma che condivide con te, proprio con te, la sua fragilità. Hai capito che l'amore guarisce e la violenza rompe e non ricostruisce. Beato te che sei puro di cuore; ti diranno che vedi i cuoricini, che non sei capace di guardare la durezza del mondo: Gesù ti dice che sei capace di vedere quel poco o tanto di bene che c'è nel mondo. Gli operatori di pace sono lodati da tutti, ma nessuno vuole farlo, troppo faticoso, beato te che ti rimbocchi le maniche e ci provi in prima persona. Beati voi che, se avete preso sul serio il vangelo, andrete contro corrente, pesterete i piedi a qualcuno, farete pensare molti e quindi vi sorbirete la loro reazione, beati voi che vi prendete cura dei vostri fratelli. Queste sono le beatitudini, perché questo è il manifesto di Dio in persona che ci dice: io sono così, io agisco così col mondo, io ho agito e faccio così con te ora! I santi sono tutti quelli che, prima di tutto, lo ascoltano. Si, perché è Dio che fa il primo passo non noi; se l'amore non è accolto non può essere ricambiato. Le vesti rese bianche dal sangue dell'agnello significa questo: coloro che si sono lasciati amare (e redimere) da Dio, non sono supereroi che hanno da sempre avuto la veste bianca, ma gliel'ha smacchiata Gesù con la sua passione. Le statue non rendono onore ai santi, non avevano l'aureola, non stavano in contemplazione tutto il giorno, erano persone che accoglievano la grazia di Dio e si lasciavano salvare giorno per giorno. Beati loro! Loro sono diventati simili a Lui perché lo hanno accolto, hanno lasciato che Gesù li guidasse alla perfezione, che coraggio! Ma penso che avevano ragione loro, non penso che assomigliassero alle statue però felici si! È la festa di tutti i santi, di tutti quelli che vivono e vogliono vivere così: guarda che sei invitato anche tu. O non ti interessa la felicità? Io ti faccio gli auguri a nome di tutta la chiesa. Ricordati che sei invitato! |