Omelia (04-11-2012) |
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Per poter comprendere fino in fondo il Vangelo di oggi è necessario fare una premessa che riguarda scienze. Tranquilli, non è un interrogazione, ma solo un ricordare insieme alcune cose: chi di voi ha già studiato il corpo umano, farà un piccolo ripasso, per gli altri, sarà la prima volta. Dunque: tutti sappiamo che l'orecchio è l'organo dell'udito, giusto? Però l'orecchio ci permette solo di sentire, cioè di percepire, suoni, voci, parole e rumori, non di capire quello che udiamo. Le nostre orecchie raccolgono tutto il mondo sonoro che è intorno a noi, ma è solo il cervello che ci permette di ascoltare, cioè di fare attenzione a tutto quello che l'orecchio ha percepito, per poter trovarne il significato. Facciamo qualche esempio, per capirci meglio. Il nostro orecchio percepisce il rumore di una macchina che si avvicina, ma è il cervello che ci fa decidere se dobbiamo spostarci sul marciapiede, perché possiamo essere investiti, o se invece possiamo restare tranquilli perché il rumore è arrivato dalla finestra, noi siamo in casa e non corriamo pericoli. Oppure, un secondo esempio. Mentre siamo qui e mi ascoltate, state facendo attenzione alle mie parole (spero!), ma intorno a noi ci sono molti altri suoni che le vostre orecchie percepiscono continuamente: il respiro di chi è seduto vicino, il traffico lì fuori, la tosse di una signora in quinta fila, lo starnuto di quel ragazzo a destra, il cigolio di chi si è mosso, la cerniera di quel signore là in fondo... Le orecchie sentono tutto questo e lo inviano al cervello, ma poiché avete deciso di prestare attenzione a ciò che sto dicendo, voi ascoltate le mie parole, restate concentrati su quelle e non fate caso a tutto il resto. Ancora un altro esempio, poi basta. Una situazione che penso vi sarà capitata: state giocando, molto presi, e la mamma viene a dirvi qualcosa. Voi la sentite che parla, magari rispondete anche un: - Sì...uhmm... - Poi, quando lei si sta allontanando, le chiedete: - Che hai detto? - Ora, non è che ogni tanto diventiate sordi, perché le vostre orecchie possono udire perfettamente la mamma che sta parlando, ma il vostro cervello, troppo concentrato in un'altra attività, non ascolta, e quindi non potete comprendere cosa vi viene detto. Ci siamo fin qui? Avete tutti chiara la differenza tra udire e ascoltare? Udiamo con le orecchie, ascoltiamo con la testa! Bene, perché abbiamo fatto questa introduzione scientifica? Perché nel brano dell'evangelista Marco che è stato letto poco fa', Gesù usa, con forza, proprio il termine ascoltare e il Maestro e Signore non è il tipo che sceglie a caso le parole, sa che quello che serve non è solo sentire, udire, ma bisogna arrivare ad ascoltare. Tutto inizia con una domanda fatta da uno scriba: è uno studioso, una persona importante, che interroga Gesù e gli chiede: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?" È una domanda seria e impegnativa, perché lo scriba, che conosce la Legge di Israele e le molte centinaia di obblighi e divieti che essa contiene, ha sinceramente il desiderio di capire quale, tra tutti questi comandamenti, sia quello essenziale, il primo, il più importante. Il Rabbi di Nazareth risponde prontamente, con la stessa serietà: "Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi". Una risposta di tutto rispetto, con il Signore che cita le Scritture ed usa due verbi, due soltanto, ripetuti per tutta la frase: ascolta e ama. È come se, di fronte ai dubbi dello scriba, Gesù gli dica: - Non sforzarti di fare mille cose, di compiere grandi sacrifici. Bastano due cose e due sole: ascolta e ama. - Si può amare qualcuno senza prestargli ascolto? Non credo proprio! Se una persona ci sta a cuore, se è importante per noi, non ci limitiamo a udire la sua voce, ma ci mettiamo davvero in ascolto, facciamo attenzione ad ogni dettaglio. È ascoltando che scopriamo che alla mamma piacciono i ciclamini e a papà il profumo del caffè appena fatto. È ascoltando con cuore attento che sappiamo che alla sorellona grande fa piacere se le lasciamo libera la poltrona in soggiorno. Ascoltando impariamo che il fratellino è contento quando costruiamo insieme l'elicottero con i mattoncini. È sempre ascoltando che ci accorgiamo di quante feste ci fa il nostro cane, quando corriamo con lui in giardino... Sì, avete capito bene: quando si tratta di ascoltare, non ci riferiamo solo ai discorsi che si fanno con la voce, ma a tutto quello che si comunica con la vita. Perciò si può ascoltare una confidenza, ma anche uno sguardo. Si può ascoltare una conversazione, ma anche un sorriso. Ecco: Gesù ci dice che è questo ascolto che dobbiamo riservare a Dio Padre ed alla sua Parola. Non basta udire il Vangelo che viene letto ogni domenica, sentirlo con le orecchie mentre il cervello pensa ad altro. Se impariamo ad ascoltare veramente, allora diventerà facile vivere secondo il cuore di Dio. Perché quello che il Padre Buono vuole per ciascuno di noi è davvero semplice: vuole che impariamo ad amare davvero. Ascoltando possiamo arrivare ad amare come dice Gesù nel Vangelo di oggi: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza." Amare con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, non solo a parole, ma mettendoci veramente tutta la nostra capacità di volere bene a chi ci è accanto, arrivando anche a perdonare. Mica facile, sapete? Ci vuole proprio tutto lo slancio del cuore, per non rispondere a uno sgarbo, a un dispetto, ed essere capaci di continuare ad essere gentili e sorridenti. Ma se in noi ha preso posto la voce di Dio che abbiamo ascoltato davvero, allora riusciremo ad amare anche così. Amare con tutta la mente, usando anche la testa. Amare non è solo questione di sbaciucchiamenti e coccole. È usare la fantasia per preparare una bella sorpresa, usare l'intelligenza per aiutare a risolvere un problema, mettere in atto la pazienza, per sopportare chi ci fa arrabbiare... Se in noi ha preso posto la voce di Dio che abbiamo ascoltato davvero, allora riusciremo ad amare anche così. Amare con tutta la forza, perché non bastano le belle parole, ci vogliono anche i muscoli! Sarebbe troppo comodo dire alla mamma: - Ti voglio bene -, ma poi non siamo disposti a darle una mano per riordinare la nostra camera o a sparecchiare la tavola! Facilissimo dire a papà: - Ti voglio bene - e poi brontoliamo e ci lagniamo se ci chiede di portare su la spesa o di portar via la spazzatura... Ci vuole tanta forza per essere disposti a fare un piacere o un servizio ai nostri compagni, raccogliendo una penna caduta per terra, tenendo in ordine il banco o avendo cura del nostro zaino... Ma se in noi ha preso posto la voce di Dio che abbiamo ascoltato davvero, allora riusciremo ad amare anche così. Noi sappiamo dal Vangelo di oggi che lo scriba ha compreso perfettamente le parole di Gesù, tanto che gli risponde: "Hai detto bene, Maestro." Si sono capiti fino in fondo e può darsi che quello scriba sia diventato uno dei discepoli del Rabbi di Nazareth. Noi, che siamo amici del Signore Gesù, sappiamo già da tempo che amare è facile e impegnativo insieme, e non ci lasciamo spaventare. Perché, imparare ad amare, è come un lungo viaggio da fare a piedi: non è che dobbiamo percorrere tutta la strada di corsa, in una volta sola! Basta fare un passo per volta, un piccolo passetto ogni giorno, seguendo Gesù, il nostro Maestro. Se lo ascoltiamo davvero, arriveremo ad amare come Lui. Commento a cura di Daniela de Simeis |