Omelia (04-11-2012)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Eduard Patrascu

"Ascolta Israele!"
Ciò che che ci propone la parola di Dio di questa domenica credo sia ben conosciuto: il comandamento dell'amore, la cosa fondamentale del cristianesimo. Eppure, confrontando il vangelo con la vita, mi sembra di poter dire, senza tanti rischi di sbagliare, due cose:
1. Lo scriba domanda a Gesù quale è il primo comandamento, o se volete, quale è il più importante. E Gesù gli dà una risposta fatta di due parti: l'amore per Dio e l'amore per il prossimo. Ora, la risposta è più ampia della domanda fattagli. Come mai? Perché? Se lo scriba gli ha chiesto quale è il primo comandamento, perché Gesù gli dice che sono due? Allora, proprio qui sta il punto focale del cristianesimo: non è possibile pensare che si possa amare Dio senza amare il fratello che ci sta accanto (cf. 1Gv 4,20: come posso dire che amo Dio che non vedo se non amo il fratello che vedo?), ma nemmeno il contrario: non si ama veramente il fratello se non si ama Dio. L'amore cristiano, proposto da Gesù, è simile alla croce che ha due legni: uno verso Dio e uno verso il fratello (che ci sta accanto, magari ladrone o barbone, ecc.): senza il palo verticale, quello orizzontale non si regge; ma senza quello orizzontale, il legno verticale rimane spoglio, inutile, teorico. Dunque, ciò che Gesù ricorda allo scriba non era una novità: tant'è che i dieci comandamenti sono impostati su queste due direzioni: Dio e il prossimo. Ma come accontentarsi, dicendo che amiamo Dio e allo stesso tempo, se non disprezzando, almeno trascurando il fratello? Direi che questo ignorare l'altro riecheggia nel pensiero dello scriba: Gesù ha appena richiamato che l'amore deve essere sia per Dio sia per il fratello, e lo scriba, riprendendo Gesù, ricorda solo quello per il Signore. E magari per questo Gesù gli dice solo: "non sei lontano dal regno di Dio". Insomma non è ancora nel regno di Dio, ma vi sta vicino. Cosa gli manca?
2. Di sicuro gli manca - almeno questo è chiaro dal vangelo - questa apertura verso il prossimo; non che non lo abbia, ma sembra che il prossimo sia così poco importante che non gli viene spontaneamente, naturalmente in mente, quanto parla di amare. Ma credo che la cosa che manca allo scriba è questo: l'incapacità di ascoltare. "Ascolta Israele ... queste leggi perché tu le metta in pratica". Certo, si potrebbe dedurre che lo scriba conosce, da buon ebreo, i comandamenti, le leggi; conosce addirittura come vanno applicate (magari i cristiani conoscessero così bene la Parola di Dio come lo scriba!). Allora? Allora Gesù ci dice che non basta conoscere le cose, bisogna metterle in pratica. E questo viene dal ben ascoltare questa Parola di Dio. Cosa voglio dire? Credo che questa domenica siamo chiamati a verificare se noi cristiani sappiamo veramente ascoltare: non basta sentire o leggere (già questo sarebbe qualcosa: quanti cristiani non hanno mai letto i vangeli! O la Bibbia! Come si lamentano che non la capiscono quando la sentono a Messa!), ma bisogna lasciarsi interpellare, infastidire, disturbare. Come siamo distratti nella vita! Come siamo presi da tanti pensieri quando in chiesa si legge la parola di Dio! Come si fa a essere cristiani senza conoscere la parola di Dio? Ascolta Israele! Ascolta cristiano la parola di Dio che ti fa essere cristiano! Ascolta! Ricordarsi che per ascoltare bene, per capire ciò che la parola di Dio ci dice, bisogna sapersi fermare, fare silenzio dentro di sé. Il troppo da fare, diceva il Papa qualche anno fa', conduce all'indurimento del cuore, che è appunto l'incapacità di ascoltare, la sordità. Ascolta Israele!
3. Chiediamo oggi al Signore la grazia di saperlo ascoltare, di saper discernere le priorità nella nostra vita, sì da dare il tempo congruo e soprattutto l'attenzione adatta all'ascolto della sua parola. Ci ottenga questa grazia Maria, lei che più di tutti, ha saputo ascoltare e mettere in pratica ciò che la parola di Dio le diceva. Ascolta Israele!