Omelia (15-02-2004) |
padre Paul Devreux |
Commento Luca 6,17.20-26 Contemplando questa scena di Gesù che parla ai suoi discepoli, mi domando con quale tono di voce Gesù fa il discorso delle beatitudini. Non è il tono arrabbiato di chi fa un comizio politico, perché Gesù non ha mai voluto dividere il mondo tra buoni e cattivi. Quindi è il tono amichevole e paterno di chi sta cercando di dare buoni consigli ai suoi amici e discepoli. Tipo: guai a chi tocca i fili della corrente. Il falso profeta dice beato il ricco, e ha ragione, se parla di un mondo senza Dio. Purtroppo le beatitudini che annuncia sono tutte precarie perché precaria è la nostra vita e la nostra salute. Il vero profeta che è Gesù, può dire che beato è il povero, perché parla di un mondo dove Dio e il suo Regno ci sono, per cui la prospettiva dell'uomo non è più la morte ma un crescere verso la pienezza e con la prospettiva della vita eterna. Il povero che crede, sente il bisogno di ricevere da Dio questa pienezza, e si dà da fare, mentre il ricco che pensa di avere già tutto, vive con la paura e l'angoscia di perderlo. Signore, anche se il tuo concetto di beatitudine tante volte mi lascia perplesso, ti chiedo di aprirmi la mente e il cuore alla tua sapienza, affinché io possa fare sempre le scelte giuste per crescere nella conoscenza e nel desiderio di Te e del tuo Regno, unica autentica ricchezza. |