Omelia (04-11-2012) |
don Luigi Trapelli |
Amare Dio che ama Il Vangelo di oggi ci invita ad amare Dio, ad amare gli altri e ad amare noi stessi. Tutto nasce da un incontro tra Gesù e uno scriba. Lo scriba pone a Gesù una questione spinosa.Le leggi e i precetti ebraici era tanti, esattamente 613 e la fatica era trovare il comandamento più importante. Non tanto per la grandezza, ma per la priorità. Da buon ebreo, Gesù afferma l'importanza di amare Dio con tutto noi stessi. Ma poi vi aggiunge un secondo comandamento che è l'amore del prossimo. Sono due comandamenti che, di fatto, ne formano uno solo, perché solo chi ama Dio ama anche il prossimo. E' chiaro che prima sta l'amore verso Dio. Lo scriba capisce. L'amore verso Dio e verso i fratelli vale più di tutti i sacrifici del tempio. E Gesù fa comprendere che non è lontano dal regno di Dio. Tratta questo scriba da adulto e lo accetta senza pregiudizi. E' Gesù la nuova legge, il regno di Dio è divenuto una persona: Gesù Cristo. Amare Dio non è facile, perché significa dare del tempo a Lui. La relazione più bella che una persona possa avere è con Dio. Perdere del tempo per Dio nella preghiera, nella Santa Messa domenicale, prima dei pasti. Siamo chiamati a tornare alla vita cristiana seria in cui Dio è sempre presente in noi. Tutta la nostra vita è una preghiera, una lode continua a Dio. Ogni relazione con qualsiasi persona, non potrà mai offuscare l'amore per Colui che, unico, dona senso alla nostra esistenza. Siamo però chiamati ad amare gli altri di un amore puro, gratuito, sincero. Sarebbe bello poter amare così purtroppo, però, sappiamo che è difficile. Siamo circondati da odio, rancore, gelosia, invidia, rivalità. L'amore sembra soffocato da questa spirale di odio. Eppure siamo chiamati ad amare, cioè a volere il bene dell'altro. A intessere legami di empatia, mettendo al centro la crescita di chi ci sta accanto. E' l'amore divino che ci spinge a vedere nell'altro il fratello, la sorella, non l'avversario, il nemico. E' un Amore che perdona, che scusa, che ringrazia, che dona vita e gioia. E' il sorriso di un'esistenza donata. Per amare gli altri, siamo chiamati ad amare noi stessi. Qui sta il dramma della vita. A volte non ci sappiamo amare. Non ci si accetta a livello fisico o caratteriale, non si comprendono certi nostri limiti. Pensiamo solo ai nostri adolescenti, che entrano in crisi quando si guardano allo specchio e non si scoprono belli. Ma anche a molti adulti che ancora non accettano la propria vita e la colgono come un fallimento. E' difficile amarsi, a volte è meglio amare gli altri. Ma solo chi è riconciliato con se stesso, può seriamente amare un'altra persona. La vita di coppia si sviluppa solo a a partire da tale percorso. Gesù ci comanda di amare Dio, gli altri e noi stessi. In quel comando sta tutto il Suo infinito Amore. In noi risiede la gioia vera di chi ha scoperto in pienezza la bellezza del vivere. La vita si gioca in questo percorso di amore. Dio è Amore. |