Omelia (07-11-2012)
Riccardo Ripoli
Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro

Quante volte avete iniziato a fare qualcosa e non l'avete portata a termine? Quante promesse fatte e non mantenute? Dico sempre che se avessi un euro per ogni promessa fatta e non rispettata, adesso non sapremmo dove mettere i soldi. Quanti volontari iniziano un percorso e poi blandamente si dileguano, quanti promettono aiuto e poi non lo danno, quanti iniziano un percorso di vita e poi lo interrompono? Così si assiste a miriadi di separazioni, rinunce verso l'affido, a persone che hanno tanta buona volontà ma che si ritrovano soli a lottare per valori e principi che riguardano tutti. I motivi? Sempre futili come non ho tempo, non ho voglia di litigare, non posso stare a confronto con i servizi sociali o con le famiglie naturali. Ma svegliatevi un po'. Crescete, maturate. Nessuno vi obbliga a sposarvi, nessuno vi costringe a prendere una strada, nessuno vi impone pesi insopportabili, ma sono vostre scelte, scelte fatte con cuore, anima e cervello, scelte per le quali si valutano pro e contro e poi si prende una decisione. Una decisione, capite? Decisioni sulla base delle quali altri costruiscono la loro esistenza, calcolano altre azioni da intraprendere e non si può dire alla leggera "ora basta, non ho più tempo, più voglia, più gioia" perché questo impone problemi legati a catena. Così come la mia volontà di fare un percorso ingloba gli altri, la mia volontà di lasciarlo grava su altri e quasi sempre sono molti di più che non in partenza. Prendete un matrimonio. Due decidono di sposarsi, se non lo fanno non succede nulla, si lasciano e ciao, un po' di sofferenza da parte di uno, dispiacere per qualcuno a loro vicino, poi la cosa finisce lì. Mettiamo invece che si sposino, mettono su casa, le due famiglie si uniscono, pranzi e cene insieme, una famiglia che si allarga, si creano affetti, amori, alleanze, nascono i figli e altri amori che si intrecciano e quelle due pianticelle originano in poco tempo un bellissimo bosco. Poi le cose vanno male, o uno dei due trova un altro/a, oppure semplicemente si stufa. E così, spesso dall'oggi al domani, quel matrimonio finisce, i legami si spezzano, il dolore aleggia in ogni persona coinvolta, i figli sono contesi o quantomeno divisi e spesso viziati. Non sarebbe stato meglio pensarci bene prima di sposarsi, oppure, una volta presa una decisione tanto importante, prima di mollare pensare bene alle conseguenze del nostro gesto? Per noi è facile, ci siamo stufati e quindi ce ne andiamo, ma gli altri? E' possibile che non si pensi a cosa la nostra azione possa scatenare nel cuore e nella vita degli altri? Quanti volontari ho visto passare, quanti progetti iniziati sulla base di promesse, di dichiarazioni, di programmazioni. Ci ho creduto, e continuerò a farlo, e tantissime volte son rimasto deluso e solo. Ho carattere da vendere, forza enorme, ma non sono così forte da poter fare da solo le mie battaglie. Ho bisogno, come tutti, di aiuto, di appoggio, di sostegno. Non chiedo la luna, non voglio più di quello che mi viene dato, ma ciò che viene promesso, anche fosse un'ora alla settimana, lo voglio. Quante volte ho visto i miei bimbi dispiaciuti perché tizio o caio non si sono più visti, spesso senza un cenno, senza una parola, spariti nel nulla. Quante volte ho dovuto consolarli per far loro capire che il fatto di essersene andati non era per colpa loro, ma per decisioni prese unilateralmente per scarsa maturità, per incostanza, per il desiderio di provare nuove emozioni. Non dire nulla per non deludere, per lasciarsi una porta aperta, per non creare dissapori, ma lasciando così anche le persone nel limbo, nell'illusione che il progetto possa ancora andare avanti con quella persona, ancora sperare di poter contare su di lui.
Ci sono cose nella vita che si possono prendere alla leggera perché non comportano problemi agli altri, come se decido di andare una volta a settimana a giocare a tennis e poi dall'oggi al domani mi stufo e smetto, ma ci sono decisioni che chiamano in causa altre persone, le impegnano, come fare volontariato, come propagandare l'affido attraverso un forum, come decidere di sostenere un progetto e seguire le orme di qualcuno.
Dice Gesù chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Averi materiali, ma prima di tutto una rinuncia di sé stessi, dei propri voleri egoistici. Quando si entra in una squadra, in un progetto, in una famiglia, nell'affido, nel lavoro, in un'associazione si diventa parte di un gruppo, non si conta più come "uno" ma come squadra, la defaiance di una persona comporta problemi e dolori per tutti. E' facile dire "me ne vado" quando ci siamo stancati, è facile ed egoistico. Se uno se ne va perché ci sono problemi prima dovrebbe tentare di risolverli, o quantomeno parlarne in modo che almeno gli altri sappiano il motivo di tale uscita e se hanno fatto degli errori si confrontino e sia uno strumento per crescere e migliorarsi. Andarsene perché non si ha più tempo, beh, potevano pensarci prima, o perlomeno potrebbero ridurre le ore dedicate, ma sempre avvertendo, parlando, non mettendo gli altri davanti al fatto compiuto e facendoli ritrovare nei problemi che si ripercuotono su tutta l'organizzazione.