Omelia (08-11-2012) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Filippesi 3,7-8a Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Fil 3,7-8a Come vivere questa Parola? Paolo è ben consapevole della sua posizione di rilievo nell'ambito ebraico, ma non esita a dire che tutto ciò che poteva costituire per lui un guadagno, una volta che è stato afferrato da Cristo, ha perso attrattiva al suo sguardo: ormai la sua vita è tutta protesa verso una conoscenza sempre più approfondita di lui, cioè verso una comunione di vita sempre più piena e totalizzante con il suo Signore. No, non è disprezzo per ciò che la vita terrena può offrire di bello, di positivo, di arricchente. Ma quando si è fissato il Sole, ogni altra luce scolora. Non ci si può accontentare più della flebile e tremolante fiammella di una candela che il più lieve soffio può spegnere e che comunque riesce appena ad attenuare le tenebre... È quanto è capitato a Paolo, rimasto accecato dal fulgore del Risorto sulla via di Damasco. Ormai ha assaporato la luce e il resto si è rivelato per quello che è: un bene relativo che non può competere né tanto meno sostituire "il Bene". Non può sprecare la propria esistenza rincorrendo ciò che è solo un pallido riflesso dell'Eterno. Quando scrive queste parole, Paolo è in catene a Roma, eppure la sua lettera trasuda una gioia di cui egli stesso indica la radice profonda: la conoscenza (cioè il contatto vivo esperienziale) di Cristo. Quando c'è lui, quando la comunione con lui non è un modo di dire ma un'esperienza quotidiana, il venir meno di quelle sicurezze umane a cui abitualmente ci afferriamo, le difficoltà di ogni genere non riusciranno a spegnere quella certezza interiore che si trasforma nella gioia soffusa di chi si sa amato. Cristo costituisce veramente per me "il Bene" irrinunciabile dinanzi a cui ogni altra cosa perde valore? Voglio chiedermelo seriamente nel tempo che mi ritaglierò quest'oggi per la mia pausa meditativa. Signore, mio unico, mio tutto, che nessuna nube venga ad offuscare in me il tuo fulgore, né nessun'altra luce ad offuscarlo. Sii tu solo il Sole verso cui mi protendo e da cui mi lascio illuminare. La voce di un santo Cristo solo scioglierà il grande problema gettando una grande e alta luce di misericordia sugli uomini, una luce che mostri quanto poco valgono i beni terreni in paragone dell'oro della sapienza evangelica e dell'amore fraterno. E lo risolverà la sua Provvidenza per mezzo del Cristianesimo con un apostolato di fede, di pace, di carità. S.Luigi Orione |