Omelia (09-11-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Prima Corinzi 3,16

Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
1 Cor 3,16


Come vivere questa Parola?

Nella comunità di Corinto fazioni contrapposte attentano all'unità ecclesiale. C'è chi si dichiara per Paolo e chi per altri evangelizzatori vantandosi discepoli dell'uno o dell'altro. Paolo interviene con forza indicando in se stesso e negli altri dei semplici collaboratori di Dio: a lui è stato affidato il compito di gettare le fondamenta, ad altri quello di tirar su le mura ma la costruzione è di Dio. Un edificio santo, dunque, non costruito con materiale inerte ma con pietre vive: noi siamo il tempio di Dio.

È interessante notare che il termine greco tradotto con "tempio" indica esattamente la parte più interna di esso, quella che ospitava la divinità. L'accento cade allora sulla presenza misteriosa ma reale dello Spirito Santo in ciascun membro e nell'intera compagine ecclesiale. Una presenza che, come indica il tempo presente adottato indicante continuità, è permanente.

Attentare all'unità di questa realtà sacra è, di conseguenza, profanare la dimora dell'Altissimo. E questo vale sia per la Chiesa universale, sia per ciascuna sua porzione: Diocesi, parrocchia, famiglia, comunità, perché in ogni sua porzione si realizza la presenza santificante e coagulante dello Spirito, vincolo di amore da cui procede l'unità nello stesso grembo trinitario.

La mia famiglia, la mia comunità, la mia parrocchia sono il "ναòς" il ricettacolo più interno in cui dimora stabilmente lo Spirito Santo, Dio stesso. Terra santa dunque che non posso calpestare sconsideratamente attentando alla sua unità. Sarà questo l'oggetto del mio adorante rientro al cuore.

Perdona, Signore, tutte le volte che ho profanato, con estrema leggerezza, la tua dimora, non prendendo in seria considerazione che il vincolo di unione su cui si fonda sei tu stesso.

La voce di un testimone

Vedendo la bellissima collana, come in un sogno ammirai, soprattutto, il filo che univa le pietre e si immolava anonimo, perché tutte formassero una unità.
Hèlder Camara