Omelia (08-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte Ci sono persone che si alzano la mattina, fanno la colazione al bar, vanno in ufficio, la sera in famiglia, il venerdì ed il sabato fuori con gli amici. Una o due vacanze l'anno in posti esotici e a sciare in belle località turistiche. Niente di male, fino a quando non è morta la mia mamma anche la mia vita era così. Il problema però è che in questo modo non si toccano i problemi con le proprie mani, non si ascoltano con il cuore le sofferenze altrui. Tutto è offuscato, lontano dalla nostra realtà. Da quando ho iniziato ad aiutare i ragazzi tuta la mia visione della vita è cambiata, sono più attento a non sprecare, sono dolorante per le ferite inferte ai bambini e ai loro genitori, sono più vicino all'uomo e alle sue problematiche. Non è un merito, è normale che sia così al momento in cui ti cali in una realtà di abbandono e sofferenza. Ma ciò che impari sulla tua pelle è che non c'è un solo bambino, una sola persona che valga meno di un'altra. Anche il ragazzo più turbolento, quello che da maggiori problemi ha il suo nome scritto a caratteri cubitali nel mio cuore. Capita che i ragazzi ogni tanto si perdano, prendano strade sbagliate e le nostre forze, pensieri, preoccupazioni si indirizzano verso di lui per riportarlo sulla retta via. Purtroppo non sempre ci riusciamo, anzi è facile che quando un ragazzo grande decide di non voler stare più alle regole non ci sono ragioni che possano convincerlo del contrario, almeno fin tanto che non sbatte il viso contro il muro. E' così difficile recuperarli in certe situazioni che al momento in cui ciò accade si grida al miracolo. |