Omelia (11-11-2012)
Omelie.org (bambini)


Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta Gesù nel Tempio, che osserva ciò che succede intorno a sé e mette in guardia i suoi discepoli. È un atteggiamento insolito, difatti Gesù è un maestro mite che insegna con paragoni, raramente dà giudizi così netti come nell'episodio odierno. Evidentemente nell'atteggiamento degli scribi, uomini che trascrivevano la Torah e dunque conoscevano a menadito la Legge di Mosè, Gesù nota qualcosa di dissonante. Possiamo paragonarlo al maestro d'orchestra che appena nota uno strumento fuori tono o non a ritmo con lo spartito assegnato ferma tutti perché qualcosa è stonato e quindi alle sue orecchie non è bello.
Cos'è allora, che agli occhi e al cuore di Gesù è dissonante, stonato nel comportamento degli scribi? Gli scribi si sforzavano di apparire e comportarsi in modo impeccabile, irreprensibile, volevano esser d'esempio per gli altri, però nel loro cuore provavano e pensavano cose molto diverse addirittura in contraddizione con ciò che facevano!
Mi spiego meglio con un episodio della mia infanzia: frequentavo la scuola di danza classica insieme ad altre compagne di scuola. Come sempre, la maestra ci invitava ad aiutare chi era in difficoltà a memorizzare la coreografia. Alessandra, una bambina davvero portata per la danza, si mostrava sempre gentile e pronta ad aiutare Michela, una ragazza che da poco faceva danza e non sempre ricordava i passi. Così l'insegnante lodava sempre Alessandra per la sua prontezza e bontà d'animo prendendola ad esempio e invitando tutte noi a fare come lei; se non ché un pomeriggio negli spogliatoi la sentii parlare con le sue amiche proprio di Michela. Per lei aveva solo parole offensive, davvero strano pensavo tra me: a lezione sembra così gentile e poi pensa e dice queste cose della compagna! Il massimo fu quando disse che l'aiutava soltanto per farsi vedere dall'insegnante e perché sperava così di ottenere un posto in prima fila al saggio di fine anno. Di lì a poco la maestra si accorse che Alessandra, appena lei si voltava, aveva uno sguardo sprezzante verso Michela, così un pomeriggio ci radunò tutte e ci fece un discorso sul fatto che durante il ballo emerge dai nostri sguardi, dal movimento delle nostre mani anche il nostro cuore e che proprio per questo chi ama la danza si commuove, il cuore della gente si scalda. E concluse che se un solo membro del gruppo si sente diverso in meglio o in peggio dagli altri, la coreografia risulta stonata, tecnicamente impeccabile ma non parla al cuore delle persone. Alessandra andò via, per lei la danza era solo un'occasione per diventare importante e bella.
Possiamo intuire che a Gesù non piace l'inganno: essere gentili ed avere una pessima considerazione dell'altro; aiutare qualcuno senza avere compassione per lui. Gli scribi pregavano tanto, o meglio trascorrevano tanto tempo in sinagoga, e usciti di là non aiutavano chi ne aveva bisogno, tutt'altro! Compievano dei gesti caritatevoli assicurandosi di essere visti in modo da essere lodati e considerati bravi. Come spesso scopriamo Gesù non si ferma all'apparenza, scruta il nostro cuore; a Lui non interessa quanto tempo passiamo in oratorio o se siamo puntuali e silenziosi a messa. Gesù guarda ognuno di noi con gli occhi del cuore. Come ha scritto il famoso autore de "Il piccolo principe": "non si vede bene che con il cuore". Difatti Gesù porta ancora l'attenzione su una donna vedova e povera, che dà per il bene degli altri quanto nel suo cuore ha deciso: tutto ciò che aveva. Il suo gesto piccolo, paragonato a quello che facevano gli scribi per il Tempio, è grande agli occhi del cuore, esprime difatti tutto l'amore di cui era capace.

Commento a cura di Antonella Stolfi