Omelia (04-11-2012)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Deuteronomio 6,2-6; Salmo 17/18; Ebrei 7,23-28; Marco 12,28b-34.

Collocazione del brano

La nostra lettura del vangelo di Marco in questa domenica compie un salto considerevole.

Terminato ormai il capitolo 10, evita completamente l'11, in cui si parla dell'entrata di Gesù in Gerusalemme e le prime discussioni con i farisei. Ugualmente non si sofferma sulle controversie del capitolo 12 (versetti 1-27), ma legge solo due brani del capitolo, questa domenica (12,28-34) e domenica prossima (12,38-44). La 33° domenica sarà poi dedicata a un brano del discorso escatologico di Gesù, dato il clima di fine anno liturgico (13, 24-32).

Il brano di oggi quindi si pone dopo alcuni scontri piuttosto importanti tra Gesù e le autorità giudaiche. Prima c'è stata la parabola dei vignaioli omicidi, poi la controversia con farisei ed erodiani sul tributo a Cesare e infine quella con i sadducei sulla risurrezione dei morti. Proprio a questo punto uno degli scribi, visto che Gesù aveva risposto bene, gli fa una domanda sul comandamento più grande, senza cattive intenzioni.

Lectio

28[Allora] si avvicinò a lui uno degli scribi [che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro,] gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".

Dopo tre controversie piuttosto accese (e pericolose, infatti in seguito ad esse gli avversari di Gesù decisero di metterlo a morte) ecco uno scriba che si avvicina a lui con fare amichevole, desideroso solo di comprendere meglio insieme a questo nuovo maestro, l'insegnamento della Torah . In questo brano si è visto lo sforzo da parte della comunità cristiana di conquistare il giudaismo attraverso gli argomenti basati sulla Sacra Scrittura.

La domanda dello scriba non è oziosa. I precetti del Signore contenuti nella Torah erano 613, suddivisi in 365 negativi e 248 positivi. Vi era anche una distinzione tra precetti facili e difficili, ma i rabbini raccomandavano di osservarli tutti. Stabilire quale fosse il primo di tutti i comandamenti significava trovare l'essenza di tutta la Legge.

29 Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore;

Questa volta Gesù non risponde con una controdomanda, bensì risponde direttamente e in modo ampio a quanto gli viene chiesto. Comincia con Dt 6,4, le parole che aprivano la preghiera che al mattino e alla sera ogni ebreo maschio doveva recitare: lo Shemà Israel (ascolta Israele, appunto, il brano che abbiamo nell prima lettura di questa domenica). In questa preghiera traspare la gratitudine per l'elezione del popolo di Israele. Questa preghiera era anche contenuta nelle capsule dei filatteri, le scatolette che i giudei appendevano alla braccia o alla fronte e che contenevano le parole essenziali della Torah .

La risposta di Gesù continua con l'affermazione del Dio unico. Questo è stato visto come un segno della predicazione rivolta alla gente di cultura greca, perché passasse dal politeismo al monoteismo.

30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.

Questo è il comandamento contenuto in Dt 6,5. Il testo del Deuteronomio parlava di cuore, anima, forza. Marco aggiunge anche la mente (dianoia), cioè la forza dell'intelletto, mentre il termine che Marco usa per forza (ischys), indica la forza dell'anima. Amare l'unico Dio con tutte le forze e le capacità date all'uomo è la sintesi suprema della volontà di Dio.

31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi".

Gesù aggiunge poi un secondo comandamento: l'amore del prossimo. Il precetto è contenuto in Lv 19,18. Amare il prossimo richiede un impegno realte attivo, di cui la misura è l'altro, non la propria persona. Non si tratta di fare agli altri ciò che si fa per sé, ma di andare verso gli altri con lo stesso amore che ognuno ha verso se stesso. Questo amore trova la sua fonte in Dio. In Marco il secondo comandamento non è strettamente uniformato al primo come invece in Matteo (22,39), ma l'accostamento dei due prepara a una loro eguale valutazione. L'amore di Dio e del prossimo sono così un profondo sunto delle due tavole del decalogo.

32 Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici".

Lo scriba si dichiara pienamente d'accordo con la risposta di Gesù e ne ripete i contenuti facendo alcune precisazioni. Sottolinea l'unicità di Dio, richiamandosi a Dt 4,35 ed Es 8,6. In questa seconda citazione di Dt 6,5 il secondo termine cambia ancora e viene reso con synesis, che riguarda ancora l'attività dell'intelligenza. Lo scriba però aggiunge un ultima considerazione: l'amore di Dio e del prossimo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici di animali. La critica al culto del tempio attraversa tutto l'Antico Testamento, soprattutto gli scritti dei profeti. E' interessante ritrovarla in questa pagina, in bocca a un teologo giudaico che parla proprio sul piazzale del tempio di Gerusalemme.

34 Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Gesù loda grandemente lo scriba perché la sua risposta era molto saggia. Da vero Maestro egli dichiara che lo scriba non è lontano dal Regno di Dio. In questo caso il Regno è una realtà presente.

Il brano termina dicendo che nessuno aveva più il coraggio di interrogare Gesù. Tale osservazione ha carattere polemico. L'atteggiamento disponibile dello scriba ha messo ancora più in risalto l'ipocrisia dei farisei e degli erodiani che cercavano un motivo per far cadere Gesù.

Meditatio

- Cosa significa per me amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza?
- Quali difficoltà incontro nell'amare il prossimo?
- In cosa consiste per me l'essenza del cristianesimo?

Orazione colletta della 31a domenica del Tempo Ordinario

O Dio, tu sei l'unico Signore e non c'è altro Dio all'infuori di te; donaci la grazia dell'ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano alla sola parola che salva, il Vangelo del tuo Figlio, nostro sommo ed eterno sacerdote. Egli è Dio, e vive e regna con te ...