Omelia (12-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
Scandalizzare uno di questi piccoli Quando analizziamo una notizia, un fatto che accade attorno a noi, il pensiero di qualcuno o le motivazioni che lo spingono ad un certo comportamento utilizziamo sempre il nostro modo di pensare, facciamo leva sulla nostra esperienza, analizziamo il nostro mondo. Non è sbagliato, ma è parziale e quindi risulta fuorviante. Sarebbe opportuno valutare ogni singolo avvenimento anche con la testa del nostro prossimo. Per capire cosa l'altro pensi, cosa lo abbia portato ad agire in un certo modo bisognerebbe calarsi nel personaggio, nella sua cultura, esperienza, quotidianità perché ognuno di noi è influenzato, in ogni cosa che mette in essere, dalla vita che conduce, dalle scelte fatte, dalla cultura acquisita. E' per questo che non bisognerebbe mai giudicare, perché se per una cosa è contraria ad ogni mio pensiero, per un altro potrebbe essere cosa giusta. Prendete un bambino che nasce in una famiglia di mafiosi, dove sin da piccolo gli viene insegnato a odiare lo Stato ed i suoi rappresentanti, dove l'unica regola è quella del più forte, dove uccidere è giusto per non essere uccisi o per vendicarsi di torti subiti, come potete pensare di giudicarlo? Giudicare le azioni che fa è cosa giusta, ma non la persona. A volte non è però semplice immedesimarsi in chi abbia un percorso differente dal nostro, specie se diametralmente opposto, ma non è difficile calarsi nei panni di un bambino, lo siamo stati tutti, ed anche se le esperienze da piccoli sono state differenti, il modo di pensare di un ragazzino è simile in quasi tutti gli ambienti, almeno fino ad una certa età. Mi viene allora da pensare come il mio comportamento, magari giusto secondo il mio modo di essere, la mia maturità, il mondo adulto in cui sono immerso possa essere visto da un bambino che mi sta osservando. Quante volte si alza la voce o si litiga con un adulto, a torto o a ragione, davanti ad un bimbo? Ci siamo mai domandati come loro possano vedere il nostro modo di fare? Non certo bene perché non possono capire cosa possa esserci dietro ad una discussione, perché possono interpretare uno sfogo come un'aggressione ed imparare cose che mai vorremmo insegnar loro. Così un bambino che non trova una famiglia, costretto a girare da una comunità all'altra come valuterà gli adulti? cosa penserà di noi, della nostra società e, sopratutto, come inciderà questo nostro comportamento menefreghista nei confronti di chi ha bisogno nel suo futuro cammino di vita? Come diventerà? Come minimo sarà egoista e menefreghista, come lo siamo stati noi nei suoi confronti. Siamo pronti a scendere in piazza per sanare il paese, per rivendicare i nostri diritti, sugli striscioni leggiamo spesso un pensiero per i nostri figli, per il loro futuro, ma quale mondo stiamo costruendo per loro, cosa stiamo insegnando alle future generazioni con il nostro comportamento? Questo è scandalizzare uno "di questi piccoli". A volte facciamo i benpensanti, puntiamo il dito su chi uccide, ruba, manda i figli a elemosinare, stupra ed abusa, ed è giusto scandalizzarsi di tali comportamenti, ma abbiamo mai provato a guardarci allo specchio e a capire quante volte noi per primi abbiamo scandalizzato "questi piccoli"? I nostri stessi figli, i bambini che domani saranno adulti? Come facciamo a sperare in un mondo migliore se non ci impegniamo minimamente per creare le fondamenta, un substrato dove valori e principi possano attecchire? |