Omelia (13-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare Madre Teresa diceva "Sono una piccola matita nella mani di Dio". Molte persone che conosco fanno del bene non perché devono, ma perché vogliono e si sentono di farlo. Il Vescovo di Livorno, ora a Como, Monsignor Coletti, diceva ai giovani "Siate sentinelle di Dio". Siamo strumenti del Signore. Ognuno di noi ha un compito, ognuno di noi è chiamato a svolgere una sua funzione. Ma il bello del Vangelo è che ci lascia liberi. Ognuno di noi infatti è chiamato da Dio a fare qualcosa, ma chiamato non significa obbligato. Il Signore bussa alla nostra porta e ci chiede qualcosa. A volte noi siamo sordi a quella chiamata ed il Signore chiama più volte e più forte, un po' come il papà e la mamma che per il bene del figlio lo svegliano alla mattina per richiamarlo ai suoi doveri di studente. Alcuni figli si rigirano dall'altra parte e la mamma torna a svegliarli, e poi ancora, in maniera sempre più decisa, fin tanto che non si destano. Alcuni genitori si stancano di chiamare e capita che lascino dormire il figlio. Una mattina, un'altra mattina, ed ancora, ed ancora, fin tanto che il ragazzo diventa svogliato, non vuole andare più a scuola, si perde. Ma il genitore bravo non si stanca di svegliare il proprio figlio, ogni giorno, ogni mese, ogni anno, fin tanto che non sarà in grado di camminare da solo. Ecco, Dio, che è Padre buono di noi tutti, fa così con noi. Ci chiama, ci sveglia dal nostro torpore, ci sollecita di continuo. In certi casi ci desta scuotendoci ben bene, come attraverso la malattia di un figlio o la morte della mamma, ma è per mandarci a scuola, per imparare a mettere in pratica le parole del Vangelo, per aiutare gli altri in un mondo che è anche nostro perché Dio lo ha fatto per noi. |