Omelia (14-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Tutti noi ci siamo spesso trovati a fare piccoli o grandi favori a qualcuno. La vita in famiglia, in una comunità, sul posto di lavoro, a contatto con il pubblico, nella quotidianità delle nostre città ci porta ad interagire quasi ogni istante con qualcuno. Spesso siamo nella posizione, per esperienza, per incarico, per età o per altro, di poter aiutare il nostro prossimo. A volte con un semplice consiglio, altre sanando certe situazioni, altre ancora donando la nostra stessa vita. Se ci prodighiamo verso gli altri non lo facciamo certo per ricevere qualcosa in cambio, ma perché lo sentiamo come un piacere e un dovere verso Dio - coloro che non credono leggano "verso la vita" - che tanto ci ha donato, ma quanto fa piacere ricevere un "grazie". La nostra felicità scaturisce dal bene che siamo riusciti a fare, non certo dalla gratitudine del nostro interlocutore, ma certamente un "grazie" è una dolce carezza che a tutti fa piacere ricevere. Eppure non è così scontato ricevere un sorriso se fai attraversare qualcuno o fai passare una macchina, se fai sedere una persona al tuo posto sull'autobus o in chiesa, se ti prodighi a scrivere lettere di conforto, se dedichi la tua vita al prossimo. Anzi, per molti quel tuo atto è un gesto dovuto. Molti di noi pensano di aver diritto ad essere accuditi, amati, rispettati dagli altri, e spesso è così, ma se per loro è un diritto per chi si prodiga non sempre è un dovere, o almeno non sempre è un dovere verso di loro. Prendiamo il caso di un figlio, è certamente un suo diritto essere amato, accudito, rispettato ed è certamente un dovere dei genitori amarlo, accudirlo, rispettarlo, ma se un papà o una mamma forniscono al figlio una casa, vestiti e cibo e nient'altro non hanno forse ottemperato al loro dovere in senso stretto? Ed il figlio cosa dovrebbe pretendere in più? Eppure i figli vogliono, anzi, pretendono, sempre più, ed i genitori si fanno in quattro per accontentarli, per amarli nonostante le loro turbolenze, stanno loro vicini nella crescita sopportando rispostacce, cattivi comportamenti, brutte compagnie. Ma spesso dai figli mai un grazie, mai un rimboccarsi le maniche per aiutare in casa, tanto c'è mamma che lava, che stira, che rigoverna, che cucina, tanto c'è babbo che porta a casa i soldi, che ci porta in vacanza, che mi presta la macchina. Non parlo dei miei ragazzi che sono solidali tra loro e con noi, ma noi siamo in una situazione particolare, con sette adolescenti e due bimbi, parlo anche di me, del mio passato di figlio, parlo di tanti ragazzi che oggi, come facevo io, danno tutto per scontato, che sbuffano per ogni cosa che non sia esattamente come la vogliono, che se i genitori gli danno dieci vogliono undici e mettono il muso se lo ottengono. Bisognerebbe imparare a capire, tutti noi, che nella vita nulla è scontato, che se abbiamo la fortuna di incontrare qualcuno che ci tende una mano, che ci sorregge, che ci aiuta in qualche modo a riflettere non dovremmo lasciarlo solo, non dovremmo negargli un nostro sorriso, una visita o una telefonata. Non c'è uomo troppo grande che non abbia bisogno del vostro grazie. Gesù si è fatto uomo e come tale ha sofferto delle stesse cose che rattristano noi. Quante guarigioni ha compito, quanto amore ha donato e quanta gratitudine ha ricevuto? Quanta ne riceve Dio da noi per tutto il bene che ci ha fatto e che ci fa quotidianamente? Chi non crede può usare la parola "vita" perché ognuno di noi, credenti e non credenti, ha ricevuto dei doni, la vista, l'udito, la capacità di amare e di essere amati, le gambe, i figli, i genitori, chi più, chi meno, ma tutti abbiamo ricevuto gratuitamente tantissime cose, ma siamo solo capaci di brontolare per le cose che non abbiamo, per le malattie che ci vengono, per quello che il nostro prossimo non ci da e non vediamo ciò che abbiamo che non è poi così scontato. Quante volte sento dire nelle coppie, lui non mi da questo o non mi fa quello, ma quante sono le cose che ti da, che fa per te? A volte nemmeno le vediamo perché siamo talmente convinti che ci siano dovute che le diamo per scontate. Pensate per un attimo se la vostra amata, se vostro marito oggi scomparisse e vi privasse in un istante di tutto ciò che vi dava, per quanto poco o scontato fosse per voi. A me è capitato. Tutto quello che mia madre mi dava era per me dovuto e chiedevo di più e sempre di più, ma rinuncerei a tutta la mia vita per avere oggi una sua carezza che tante volte ho scontrosamente rifiutato. Non sono stato un figlio facile, tanto che la mia mamma mi chiamava "Belfagor", ma nel mio cuore l'amore per lei era al massimo livello, tanto da dedicare al suo nome la mia stessa vita, ma purtroppo ho tenuto sotto la cenere questo mio sentimento, non l'ho quasi mai estrapolato. Ora se una mamma sa che il figlio l'adora anche senza che lo manifesti o lo dica, così non è per tutti e tacere, non essere grati per ciò che si riceve, potrebbe portare a delle fratture nei rapporti, ad allontanamenti con conseguenti dolori che incideranno il nostro cuore lasciando profonde cicatrici nella nostra vita. Un grazie, un sorriso, un messaggio, uno squillo sono cose da poco, ma sono importanti per chi li riceve. |