Omelia (18-11-2012) |
Marco Pedron |
Disastri divini Siamo nel capitolo 13 di Mc. Commentiamo solo la prima parte del vangelo (Mc 13,24-27) e non la parabola del fico (Mc 13,28-32): comprendendo la prima parte (Mc 13,24-27) si comprendono anche i versetti successivi (Mc 13,28-32). Questo è uno di quei brani che sono stati presi per annunciare la fine del mondo. Ma della fine del mondo, della terra, questo brano non dice proprio nulla. Ci sono dei gruppi, come i testimoni di Geova o dei gruppi religiosi apocalittici, che parlano moltissimo di "prepararsi", di "vegliare", di "essere pronti", della "fine", dei "segni della fine", vedendo segnali a destra e a sinistra. C'erano gruppi che prevedevano per l'anno 2000 cataclismi, tragedie, disastri; ora il 2012; poi chissà quale altro! Ma il vangelo (e testi come quello di oggi) non parlano affatto della fine del mondo. Parlano della fine di un mondo ma non della fine del mondo. Credo che il bisogno di tirare fuori "la fine del mondo" risponda alla loro esigenza interna, non ascoltata, di far finire un loro mondo, a cui chiaramente sono attaccati e da cui non riescono a staccarsi. Sperano che accada fuori (e dall'alto) ciò che loro non riescono a fare personalmente. A quel tempo non si conoscevano l'astronomia e la geografia come oggi. Si pensava che la terra fosse così: al centro della terra c'era Israele; al centro di Israele c'era la Giudea; al centro della Giudea c'era Gerusalemme; al centro di Gerusalemme c'era il tempio e al centro del tempio c'era il santuario con la presenza di Dio. Gerusalemme era quindi l'ombelico del mondo. Il confine della terra era il mare e la terra era posata su delle colonne. Sotto la terra c'era il soggiorno dei morti, che nella lingua ebraica si chiama lo Sheol, cioè colui che inghiotte. Nella traduzione greca lo Sheol diventa l'Ade, che era una delle divinità della mitologia greca e in latino diventa gli Inferi, che non sono l'inferno. Inferi significava solamente la regione inferiore: era cioè la terra degli dei morti. Sopra la terra c'erano sette cieli. Nel primo cielo c'erano attaccati il sole, la luna, che non pensavano che fossero mobili, e le stelle. Poi c'era il secondo cielo e quindi il terzo dove veniva collocato il paradiso. San Paolo dice che essere stato rapito fino al terzo cielo, cioè in paradiso (1 Cor 2,9). Poi si saliva fino al settimo cielo che era dove risiedeva Dio. La distanza tra un cielo e l'altro, secondo i rabbini che facevano i calcoli, era di cinquecento anni. Questo cielo (cioè tutti e sette i cieli) era popolato: ad esempio, tra la terra e il cielo vi erano i demoni. E più erano buoni e più erano vicini al cielo. Da metà di questo in cielo in su c'erano i demoni buoni (e più erano in alto e più erano buoni), da metà in giù, cioè verso la terra, i demoni erano cattivi, nel senso che davano fastidio all'uomo. Facciamo una premessa veloce: gli ebrei distinguevano chiaramente fra il dèmone (daimon, da dai=dividere le carni) e il demònio (daimonion=demònio, un essere a metà fra l'uomo e un Dio). Per la Bibbia sono radicalmente diversi. Il dèmone è un esser divino, è il nostro angelo custode se era in una posizione alta della sfera celeste oppure un cattivo dèmone se la sua posizione era bassa. Nel N.T. non si parla mai di dèmone (intermediario fra Dio e l'uomo) ma sempre di demòni. Questi demòni sono ad esempio Shimadon, il demònio dell'ubriachezza, Dever il demònio della pestilenza, Pahad quello della paura. Se diventavi cieco era causa del demònio Shabriri e se ti prendevi un'insolazione di Keteb Meriri. I demòni causavano tutti quei fenomeni e quelle cose che l'uomo non riusciva a spiegarsi. Tutto ciò che influiva sugli uomini e che gli uomini non capivano veniva chiamato demònio. Allora fra il settimo cielo e la terra, cioè fra Dio e gli uomini vi erano tutti questi demòni, che si credeva fossero divisi gerarchicamente. Quindi questi demòni che San Paolo chiama "gli elementi del mondo" (Gal 4,3-9; Col 2,8-10), vengono identificati da lui come "Principati, Troni, Forze, Dominazioni e Potestà" (Col 1,16; Ef 1,21; 3,10). San Paolo ritiene questi elementi nemici dell'umanità: fra Dio e gli uomini vi erano queste potenze che influivano negativamente sull'uomo. Qui siamo al capitolo 13 versetto 24. All'inizio del capitolo un discepolo dice a Gesù: "Maestro guarda che pietre e che costruzioni" (Mc 13,1). E' la meraviglia di fronte alla bellezza e alla possanza del tempio. Si credeva che quando Gerusalemme sarebbe stata in difficoltà, Dio sarebbe intervenuto in prima persona proprio lì nel tempio. Dio, quindi, avrebbe salvato Gerusalemme. Ma Gesù dirà: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà pietra su pietra che venga distrutta" (Mc 13,2). E poi dice: "Questo è il principio dei dolori" (Mc 13,8), ma in realtà la traduzione è: "Il principio dei dolori del parto". Cioè: è doloroso (come il parto) ma è bene che Gerusalemme venga distrutta, è un fatto positivo, perché il tempio impedisce la comunione tra Dio e gli uomini. Quindi già dall'inizio del capitolo 13 si parla di cadute di elementi ritenuti riferimenti certi (il tempio). Vediamo adesso che cosa cade. Nel vangelo di oggi si dice: "In quei giorni, dopo quella tribolazione - la tribolazione è la distruzione del tempio di Gerusalemme - il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere" (Mc 13,24). Cosa dice qui Mc? Mc utilizza delle espressioni dell'A.T.: per l'A.T. il sole, la luna e gli astri erano oggetti di culto. Quindi il sole, la luna e gli astri, erano dei che la gente pregava. Noi crediamo che gli ebrei credessero solamente in un unico Dio ma se andiamo a vedere non è stato così (all'inizio credevano nel sole, nella luna e in tante altre divinità). Cioè: sono arrivati a credere in un unico Dio nel tempo. E' stato, cioè un processo di purificazione che è avvenuto nei secoli. Allora cos'è che cade giù qui? Qui la fine del mondo non c'entra niente: nessuna calamità, nessun giudizio, nessun sconvolgimento, nessun sconvolgimento sulla terra. Lo sconvolgimento e la catastrofe riguardano i cieli celesti dove queste entità abitavano, non la terra. Adesso tutte queste divinità pagane cadono giù definitivamente. Cioè: un certo tipo di religione pagana adesso finisce, perde il suo splendore e l'idolatria entra in crisi. Ma prima è necessario (Mc 13,10) che "il vangelo sia proclamato a tutte le genti". Cioè: quando il vangelo sarà accolto tutte queste divinità pagane finiranno. Di fronte al vangelo tutta questa religiosità scompare. E' chiaro adesso perché "gli astri si metteranno a cadere" (il verbo indica un cadere continuo; Mc 13,25): non è una pioggia di asteroidi stellari ma semplicemente l'inizio, un po' alla volta, della decaduta degli dei di quel tempo di fronte all'annuncio e all'espansione del vangelo. "Gli astri si metteranno a cadere" (Mc 13,25). Le stelle indicano i potenti, i principi, i re, gli imperatori, sono tutti quelli che si credevano Dio. Ebbene, tutti questi, di fronte all'annuncio del vangeli, cadono giù. Per capire ancora meglio dobbiamo andare ad Isaia 14,12: "Come mai sei caduto dal cielo, astro mattutino (che poi hanno tradotto Lucifero e che è diventato poi il terribile angelo del male), figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore dei popoli?". Questa astro del mattutino (Lucifero) era nient'altro che il re di Babilonia. Il re di Babilonia si arrogava il rango divino, si credeva Dio, era salito in cielo, oggi diremo era diventato una "star", cioè credeva di essere una divinità. E cosa dice Isaia 14,13-14: "Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio, innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nella parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi (=sotto terra), nelle profondità dell'abisso". Anche lui, il potente re di Babilonia, che si credeva un Dio, dov'è finito? In una tomba (lett. nell'Ade/Sheol, il regno dei morti)! Sulla tomba di Alessandro Magno hanno scritto: "Basta questa terra (un metro per due!) all'uomo a cui non bastava il mondo". Ecco qua dov'è finita tutta la sua potenza! "E le potenze nei cieli saranno sconvolte" (Mc 13,25). Allora: tutte queste divinità (potenti, governanti, false divinità, ecc.) saranno sconvolte! In Mc 14,62 Gesù dice: "Vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo". E' un modo per dire Dio, il Padre. Dio è la vera e unica Potenza, forza di Gesù e di ogni uomo. La Potenza e la Gloria erano attributi di Dio: adesso sono di Gesù (che viene con potenza e gloria). "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria" (Mc 13,26). "Venire sulle nubi" (Mc 13,26): le nubi non sono il mezzo di trasporto di Dio, ma indicano la realtà di Dio (cfr. Mc 9,7 la nube della trasfigurazione e la voce: "Questi è il figlio mio prediletto"). Cioè: vanno giù gli astri e viene su il Figlio dell'uomo. Ma chi è che vede ("vedranno")? Gli unici menzionati sono gli astri, il sole e la luna (=le divinità pagane). Quando gli astri cadono, precipitano (=falsa religione) allora gli astri vedono il Figlio dell'uomo, cioè la vera religione venire. Qui c'è una regola valida per sempre: ogni volta che cade un regime ingiusto, un potere disumano, la dignità, l'Uomo, si afferma (Figlio dell'uomo=vera umanità). Ogni caduta di un sistema oppressore o di un'idea iniqua, qualunque esso od essa sia, è una liberazione per l'uomo. Ad esempio: quando si capisce che è assurda la pena di morte e una nazione la cancella, il Figlio dell'Uomo viene. Il Figlio dell'uomo allora non è una venuta fisica ma il risplendere di Dio in me, nella nostra cultura, nella nostra società, nelle nostre relazioni, nel nostro vivere personale e sociale. "Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino alle estremità del cielo" (Mc 13,27). Chi sono questi angeli? Per capire chi sono gli angeli per Mc non dobbiamo far altro che guardare nel suo vangelo. Mc 1,2 dice: "Ecco, io mando il mio messaggero (=lett. angelo; anghelos=messaggero) davanti a te...". E chi è questo angelo? Una persona: Giovanni il Battista! Allora gli angeli sono le persone che diventano messaggeri di pienezza di vita. Un angelo è un messaggero umano di Dio (persona o situazione che sia). L'angelo non trasmette una dottrina ma un'esperienza. Allora chi sono questi angeli? Sono nient'altro le persone che hanno già conosciuto, sperimentato Dio. E cosa faranno questi "uomini di Dio", cioè gli angeli, visto che hanno accolto il vangelo? "Riuniranno gli eletti" (Mc 13,27), cioè tutti coloro che hanno vissuto per il bene dell'uomo. Cioè: mentre le potenze dei cieli (gli oppressori), coloro che hanno combattuto contro la Vita cadranno, tutti coloro che hanno combattuto per la Vita verranno fuori e vivranno. Oggi diremmo: "Quando c'è Dio il male scompare e il bene appare". Cosa può dire a noi questo vangelo? Ciò che succede può essere un dramma, una tragedia oppure un'occasione che sfrutti, altrimenti in nessun altro modo avresti potuto fare ciò che non volevi o che temevi di fare. Cadono il sole, la luna, gli astri: cioè tutti i tuoi riferimenti crollano. Può sembrare la fine ma può essere per davvero la venuta del Figlio dell'uomo, cioè la nascita di una tua parte molto più vera che altrimenti in nessun altro modo avrebbe potuto nascere. Io tento di controllare tutto: decido, pianifico, progetto, mi faccio delle previsioni, dei sogni, cerco di raggiungere ciò che ho deciso, metto le mie energie per quelle cose, ecc. Bene: ma in tutto questo, dov'è Dio? Dov'è lo spazio di azione di Dio? Se decido tutto io, Lui come può agire? Per questo Dio, in genere, è nei nostri imprevisti, in ciò che non ci aspettiamo e nelle sorprese. Perché è l'unico spazio che gli rimane possibile per agire, perché noi decidiamo tutto se no. E se volesse farci capire qualcosa che non vogliamo capire, come altro può farlo se non sorprendendoci, se non dandoci qualche sberla che ci butta giù? Pensiero della Settimana Quando tutto va bene, vivilo e ringrazia. Quando tutto crolla, vivilo e ringrazia. Quando c'è l'amore, vivilo e ringrazia. Quando c'è il rifiuto, vivilo e ringrazia. Quando c'è la vita, vivila e ringrazia. Quando c'è la morte, vivila e ringrazia. Vivi ogni istante e ringrazia per quell'istante. |